Pena di morte: Amnesty International, Usa non più tra i primi cinque Paesi. L’87% in Iran, Arabia Saudita, Iraq e Pakistan

Per la prima volta dal 2006, gli Stati Uniti d’America non figurano tra i primi cinque Paesi esecutori di pena capitale, in parte a causa dei ricorsi legali sul protocollo dell’iniezione letale e in parte a causa della difficoltà di reperire i farmaci necessari. Lo rivela l’edizione 2016 del Rapporto di Amnesty International sulla pena di morte diffuso oggi. Il numero di 20 esecuzioni negli Usa nel 2016 rappresenta il più basso dal 1991 ed è inferiore della metà rispetto al 1996 e di cinque volte rispetto al 1999. L’87% delle esecuzioni sono avvenute in Iran, Arabia Saudita, Iraq e Pakistan. In Iran il numero totale è tuttavia diminuito del 42% rispetto allo scorso anno (da almeno 977 ad almeno 567), mentre in Iraq è più che triplicato. In Pakistan si è registrata una diminuzione del 73%. Egitto e Bangladesh hanno invece raddoppiato il numero dei casi. Nuove informazioni sul numero di esecuzioni in Malesia e in Vietnam hanno fornito una maggiore comprensione del livello e della reale portata dell’uso della pena capitale in questi paesi. La Bielorussia e le autorità dello Stato di Palestina hanno ripreso le esecuzioni dopo un anno di interruzione. Nel 2016, Amnesty International non ha registrato esecuzioni in sei paesi: Ciad, Emirati Arabi Uniti, Giordania, India, Oman e Yemen, che invece ne avevano eseguite nel 2015. L’organizzazione per i diritti umani non è però stata in grado di confermare se siano avvenute esecuzioni in Libia, Siria e Yemen.

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