Aldo Moro: Agnese Moro (figlia), “il rimorso è il dolore che ti scava quando senti che hai fatto qualcosa da cui non si può più tornare indietro”

Una testimonianza di vita che vale più di mille parole. Ieri a Taranto, Agnese Moro, figlia di Aldo Moro, ucciso dalle Brigate Rosse nel 1978, ha partecipato al convegno “La memoria e il perdono. Un cammino di riconciliazione”, organizzato dall’Istituto superiore di scienze religiose “Romano Guardini” – Facoltà Teologica Pugliese in episcopio. L’iniziativa rientrava nella celebrazioni per il centenario della nascita dello statista italiano. “Mio padre era una persona tenera, buffa. Mi manca e mi mancherà sempre. Col tempo ho voluto incontrare chi lo ha ucciso. Ricordo appena arrivata un uomo che mi si avvicinò e porgendomi la mano mi disse nome cognome e subito, dopo venti secondi, che aveva ucciso mio padre. Lì ho capito cosa significa il rimorso, che non è il senso di colpa che ci portiamo dentro tutti per qualcosa, è il dolore che ti scava quando senti che hai fatto qualcosa di grosso, da cui non si può più tornare indietro. A quel punto ho ascoltato tanto, senza mai giustificare, e sono stata anche ascoltata, perché io solo potevo permettermi di chiedere ‘come avete potuto uccidere mio padre’? Lo sapevate che era un uomo gentile?’ Uno sforzo difficile, di superamento dei pregiudizi, uno sforzo necessario, che ha avuto anche effetto sulla memoria di quell’evento”.

I lavori sono stati aperti dall’intervento del direttore dell’Istituto, don Francesco Castelli, mentre conclusioni sono state affidate all’arcivescovo di Taranto, mons. Filippo Santoro. “La testimonianza di Agnese Moro – ha detto l’arcivescovo della diocesi ionica – ci dice che il perdono è un dono, che avviene con faciloneria. La sua è una vita riconciliata e ci ricorda che solo Gesù può prenderci per mano lungo questo cammino e che dall’amore verso gli altri ed anche verso i nostri nemici, saremo un giorno giudicati”.

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