(Strasburgo) “Nulla potrebbe essere più lontano dalla verità”. Lo ha affermato il Gruppo di esperti sull’azione contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica (Grevio) del Consiglio d’Europa, in relazione alle critiche circolanti circa la Convenzione di Istanbul. L’organismo di Strasburgo ribadisce infatti la “preoccupazione per i malintesi riguardo alla Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e sulla lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica”, che porta il nome della città turca dove è stata firmata. Tale convenzione rappresenterebbe “l’insieme più completo di norme giuridicamente vincolanti che garantisce a ogni donna il diritto a una vita priva di violenza”. “È la violenza basata sul genere a distruggere la famiglia. E non c’è ideologia nel fatto che la grande maggioranza delle vittime di violenza sessuale sia rappresentata da donne e ragazze”. E ancora: “Stalking, molestie sessuali, violenza sessuale (compreso lo stupro), abuso fisico e psicologico per mano di persone intime, matrimonio forzato, mutilazione genitale femminile e sterilizzazione forzata sono atti di violenza traumatizzanti e il compito della nostra Convenzione è difendere il diritto umano fondamentale di vivere senza tale violenza”.
La Convenzione di Istanbul “funziona perché il suo campo d’applicazione è molto ampio. Richiede, ad esempio, fondi per i centri di crisi per le vittime di stupro, linee di assistenza 7 giorni su 7 e 24 ore su 24, rifugi per le vittime di violenza domestica e consulenza per le vittime di abusi domestici. Garantisce istruzione sulle relazioni sane nelle scuole. Richiede solidi strumenti per l’azione penale contro i responsabili poiché, ad esempio, i tassi delle condanne per stupro sono spesso molto inferiori rispetto a quelli di altri reati”. La Convenzione di Istanbul, che ha già ottenuto 22 ratifiche, è il primo trattato internazionale che definisce la violenza sulle donne come “una forma di discriminazione” e l’affronta “come un fenomeno a cui le donne sono esposte per il semplice fatto di essere donne”.