Migranti: mons. Perego (Migrantes), “per i rimpatri servono risorse. Ricollocamento sia impegno di tutti”

Il Consiglio d’Europa bacchetta l’Italia per le debolezze nel sistema dei rimpatri volontari e delle espulsioni forzate? “I rimpatri assistiti sono uno strumento importante per gestire il sistema asilo. Ma, come si sa, hanno bisogno di una serie di azioni nel momento del rientro nel Paese. Le persone non possono essere abbandonate alla casualità e all’improvvisazione”. Lo afferma al Sir monsignor Giancarlo Perego, arcivescovo eletto di Ferrara-Comacchio e direttore della Fondazione Migrantes, commentando alcuni punti del rapporto del Consiglio d’Europa sull’accoglienza dei migranti in Italia. “Un rimpatrio assistito ha bisogno di canali di rientro sicuri, di risorse per sviluppare progetti nei Paesi di origine – ricorda mons. Perego -. Da anni chiediamo un piano Marshall per l’Africa, un grande impegno di carattere internazionale per rileggere la cooperazione allo sviluppo”. Secondo il direttore generale della Migrantes il rapporto “riconosce il lavoro che l’Italia sta facendo nell’accoglienza, ma non possiamo negare è ancora di natura emergenziale: i Cas raccolgono l’80% dei richiedenti asilo”.  L’invito dell’Europa, come si legge nel testo, ad “introdurre standard aggiornati e universali” per monsignor Perego è “una spinta verso una accoglienza unica diffusa tramite lo Sprar, che accompagni da subito i richiedenti asilo, velocizzando i tempi per riconoscere una forma di protezione internazionale o umanitaria”. Oggi il tempo di permanenza media nei centri è di un anno e mezzo. “Il rapporto non scopre niente di nuovo – precisa -. Servono i tempi necessari per un sistema effettivamente adeguato con tempi brevi, come avviene in Svezia o in Germania”.

Positiva è la richiesta di “una ripartizione in tutti i Paesi europei dei richiedenti asilo, mentre oggi la ricollocazione di 160.000 nel resto d’Europa è oggi ferma” e l’invito a superare il principio secondo cui la domanda deve essere presentata nei Paesi di arrivo (Regolamento di Dublino). “Il ricollocamento dei richiedenti asilo – sottolinea – non è solo compito dei Paesi di frontiera ma deve essere un impegno comune per tutti i Paesi europei, con un sistema di accoglienza organizzato anche in quei Paesi in cui oggi non c’è”.

 

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