Svizzera: migrante morto sul treno. Il vescovo Lazzeri (Lugano), “la fatica di aprire la porta”

“Vi siete radunati nel luogo dove una settimana fa si è conclusa, nel modo più tragico e impressionante che si possa immaginare, una vicenda che deve rimanere infissa nella nostra coscienza e tenerci in uno stato permanente di riflessione sul nostro modo di rispondere a una delle sfide più grandi del nostro tempo”. Sono queste le parole che il vescovo di Lugano, monsignor Valerio Lazzeri, ha indirizzato ai partecipanti alla veglia di preghiera che si è tenuta ieri sera alla stazione di Balerna (Canton Ticino) in ricordo del migrante morto, lo scorso 27 febbraio, su un treno partito da Lugano e diretto a Bellinzona. “La sua sete di vita, di futuro e di felicità – ha detto il vescovo – non gli ha fatto vedere il pericolo a cui si esponeva. E tuttavia la sua morte non ci parla tanto di un’imprudenza giovanile. Ci mette davanti agli occhi, in maniera sconcertante e concreta, l’abisso tra i sogni che il nostro mondo suscita in chi lo guarda da fuori, da una condizione di esclusione, di guerra, di povertà e di ingiustizia, e la nostra tremenda fatica ad aprire la porta di casa, almeno per ascoltare e accogliere il grido della disperazione”. “L’immagine della sua fine crudele – ha concluso mons. Lazzeri – ci spinga a fare più generosamente spazio in noi al dramma in atto, perché sappiamo trovare parole e gesti di umanità, pensieri costruttivi e progetti di solidarietà e, a ogni livello, una più consapevole, degna e concertata risposta umana e civile a quanto sta accadendo anche nel nostro Paese”.

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