Migranti: mons. Galantino, “una campagna elettorale permanente frena lo slancio umanitario di molti politici”

Durante l’incontro che si è tenuto oggi in Cei con la Chiesa evangelica della Vestfalia (Germania), la delegazione protestante ha constatato che la crisi migratoria innesca una serie di criticità anche sul piano politico in Germania e in tutta Europa, dove avanzano gruppi populisti e xenofobi: “Come Chiesa protestante ci sentiamo vicini a voi e desideriamo condividere un impegno comune per respingere le parole di odio e di propaganda. Nei prossimi anni, però, giungeranno dall’Africa milioni di persone: numeri molto elevati con cui l’Europa farà fatica a convivere. Cerchiamo allora di attivare insieme delle vie di uscita dalla povertà nei Paesi di provenienza”. Mons. Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, ha ribadito che “è vero che i flussi saranno consistenti, ma è necessario chiedersi: perché l’Europa non inizia con l’accogliere gli attuali gruppi di migranti? Se infatti l’Ue non si ‘esercita’ ad accogliere e integrare numeri ancora gestibili, è chiaro che vivrà come un dramma tutto quello che verrà dopo”. E ha rilanciato: “Ho apprezzato le parole di Angela Merkel quando ha deciso di ricandidarsi: ha detto che lo faceva perché sentiva il bisogno di riaffermare i valori fondamentali dell’Europa. Tra questi c’è sicuramente quello dell’integrazione”. Sul fronte dei movimenti xenofobi, il segretario ha aggiunto: “È difficile rispondere ai populisti, perché usano la pancia, non la testa né, tantomeno, il cuore. Si servono della paura. Ma di paura non si vive: si muore e si fanno anche morire gli altri”. Mons. Galantino ha poi riconosciuto il ruolo significativo del governo, ma ha ricordato che la situazione di “campagna elettorale permanente” frena lo slancio umanitario di molti politici, quando invece per esempio a Barcellona “c’è stata una risposta straordinaria delle famiglie all’invito formulato dal sindaco Ada Colau ad accogliere i migranti: dove ci sono politici che non hanno paura, la gente li segue. In Italia – ha concluso – noi finiamo per essere un po’ ‘clandestini dell’accoglienza’, ovvero dobbiamo accogliere senza dare nell’occhio, altrimenti siamo contestati”.

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