Violenza sulle donne: Corrao (islamologa), “il Corano dice che l’uomo deve proteggerle. Serve cultura della conoscenza e del rispetto”

Il “femminismo islamico” conosce due diverse ondate. A parlarne è stata Francesca Corrao, docente di lingua e cultura araba alla Luiss, intervenuta all’incontro “Prepotenza e paura. La dignità della donna contro la violenza” promosso oggi a Roma dal Cortile dei Gentili (Pontificio Consiglio della cultura) con il patrocinio della Regione Lazio nell’ambito del progetto del “Cortile degli studenti”. Il primo “femminismo islamico”, ha spiegato, si è sviluppato in Egitto, Libia e Siria ai primi del Novecento, ispirato alla convinzione che “è fondamentale che le donne studino perché saranno loro ad educare i figli”. La tradizione culturale “porta elementi importanti di identità ma anche retaggi ingiusti come l’infibulazione che – precisa la studiosa – non è un fatto interno della cultura islamica ma un fatto acquisito, una contaminazione con il mondo africano che permane in Sudan e in Egitto mentre in Marocco non esiste”. “La religione esiste per la felicità delle persone, quando viene usata come strumento coercitivo è chiaro che sono gli uomini a snaturarne il messaggio”. Oggi, ha proseguito Corrao, assistiamo ad una nuova ondata di “femminismo islamico” che “legge i testi sacri per dimostrare che non sono misogini. Il Corano dice che l’uomo deve proteggere la donna, non che deve picchiarla”. Più in generale, “la lotta per difendere la dignità della persona è incessante, siamo moderni ed emancipati, liberi, ma la bestialità e la tendenza al predominio sull’altro emerge sempre. È fondamentale – conclude l’esperta – sviluppare una cultura del rispetto attraverso la conoscenza” e occorre “favorire nelle donne un processo di crescita, autoconsapevolezza e autostima che va avviato in famiglia, a scuola e sui social”.

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