50° Populorum progressio: Maffeis (teologo), dal “progresso dei popoli” alla “comunione dei popoli”

Dal “progresso dei popoli” alla “comunione dei popoli”. Don Angelo Maffeis, presidente dell’Istituto Paolo VI, spiega così – in un’intervista al Sir sul 50° anniversario della Populorum progressio – il “filo rosso” che lega Paolo VI a Papa Francesco, e la nozione di sviluppo umano integrale a quella di ecologia integrale. “La Populorum progressio – ricorda il teologo – si muove all’interno di un orizzonte che è quello del dibattito culturale degli anni Sessanta, in cui riguardo ai Paesi in via di sviluppo si partiva dalla constatazione che alcuni Paesi della famiglia umana fossero a un livello inferiore e si invocava la necessità che dovessero portarsi a un livello più alto: si trattava di un modello diffuso, che però ha nel tempo mostrato i suoi limiti”. “Oggi l’orizzonte entro cui porsi è invece quello della comunione, di un’umanità che riesca ad accettare le differenze e a trovare vie per risolvere i conflitti che non siano violenza e guerra”, osserva Maffeis sulla scorta di Papa Francesco: “Bisogna cercare l’unità nell’accoglienza, riconoscendo le reciproche differenze nel nome di una comune umanità, che chiede riconoscimento e valorizzazione di tutte le culture e i popoli”. “I Paesi sviluppati, che sono quelli privilegiati, dovrebbero essere più consapevoli del fatto che la presenza scandalosa delle disuguaglianze crea problemi a cui si debbono cercare delle risposte”, afferma il teologo: “Paolo VI ha indicato una risposta che va alla radice del problema”.

© Riproduzione Riservata

Quotidiano

Quotidiano - Italiano

Italia

Informativa sulla Privacy