Terremoto: mons. Brugnaro (Camerino) a istituzioni, “chiediamo maggiore chiarezza su quanto di buono state facendo”

“Il dramma sono i piccoli Comuni, il grande numero di chiese – oltre 70 nella mia diocesi – completamente distrutte. Come possiamo mettere al sicuro le macerie? Se non vanno recuperate, dove vanno? Chiediamo maggiore puntualizzazione e chiarezza per portare nei nostri territori tutto quanto di buono state facendo”. Sono le richieste che ha rivolto oggi alle istituzioni l’arcivescovo di Camerino-San Severino Marche, mons. Francesco Giovanni Brugnaro, che si è detto, invece, soddisfatto per i primi puntellamenti che consentono piano piano di rientrare a Camerino. A mons. Brugnaro ha risposto Antonia Pasqua Recchia, direttore generale del ministero per i Beni e le Attività culturali, sottolineando come la regione Marche sia in ritardo per vari problemi nell’individuazione dei luoghi dove sistemare le macerie. Ha ribadito con chiarezza che “hanno un valore culturale e che quindi vanno messe in salvo. Le conserveremo – ha sottolineato – anche se non si dovessero ricostruire per qualsivoglia ragione (anche se noi del ministero non contempliamo il non ricostruire) chiese o cappelle. Recuperare dalle macerie quanto più patrimonio possibile è un processo fondamentale per la ricostruzione”. L’arcivescovo di Pescare-Penne, mons. Tommaso Valentinetti, ha chiesto se nella ricostruzione le diocesi devono sottostare alle progettazioni delle Soprintendenze. Ancora Recchia ha chiarito: “Si vuole superare tutto questo e trovare professionalità nel mercato, con dei bandi. Si sta lavorando per individuare progettisti, che ci sono già nei territori e nelle vostre organizzazioni, a cui si possano affidare incarichi tramite un bando pubblico. Non faremo affidamenti diretti. Per gli interventi inferiori ai 40mila euro, invece, può avvenire l’affidamento diretto da parte della diocesi a professionisti idonei”. Mons. Carlo Bresciani, vescovo San Benedetto del Tronto-Ripatransone-Montalto, ha chiesto che “nelle priorità vengano inserite anche quelle chiese terremotate che non hanno un valore storico-artistico – come ce ne sono molte nella mia diocesi – ma che sono necessarie per la vita spirituale dei fedeli”.

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