Papa a Milano: a sacerdoti e a consacrati, i diaconi non sono “mezzi preti e mezzi laici”

Milano, 25 marzo 2017: Papa Francesco incontra i sacerdoti e i consacrati nel Duomo (L'Osservatore Romano/SIR)

“Voi diaconi avete molto da dare. Pensiamo al valore del discernimento. All’interno del presbiterio, voi potete essere una voce autorevole per mostrare la tensione che c’è tra il dovere e il volere, le tensioni che si vivono all’interno della vita familiare – voi avete una suocera! – come pure le benedizioni che si vivono all’interno della vita familiare”. È la risposta del Papa a un diacono, durante l’incontro con i sacerdoti e i consacrati nel Duomo di Milano. “Ma dobbiamo stare attenti a non vedere i diaconi come mezzi preti e mezzi laici”, ha ammonito Francesco subito dopo: “Alla fine non stanno né di qua né di là”. “No, questo non si deve fare, è un pericolo”, ha aggiunto a braccio: “Guardarli così ci fa male e fa male a loro. Questo modo di considerarli toglie forza al carisma proprio del diaconato nella vita della Chiesa. E nemmeno va bene l’immagine del diacono come una specie di intermediario tra i fedeli e i pastori”. “Né a metà cammino fra fedeli e laici, né a metà cammino tra pastori e fedeli”, ha ammonito fuori testo Francesco, secondo il quale “ci sono due tentazioni: c’è il pericolo del clericalismo, e questo non va”. “Alcune volte vedo qualcuno quando assiste la liturgia quasi sembra voler prendere il posto del prete”, ha detto sempre a braccio il Papa: “L’altra tentazione è il funzionalismo, per cui il diacono è un ragazzo per fare i compiti. Voi avete un carisma chiaro nella Chiesa, e dovete custodirlo”. Il diaconato, ha spiegato infatti il Papa, “è una vocazione specifica, una vocazione familiare che richiama il servizio”, che ha ricordato come “i primi cristiani ellenisti” abbiano “inventato i diaconi” per assistere le vedove e gli orfani, “per servire”, “e a noi vescovi la preghiera e l’annunzio della Parola”. “Servizio”: questa, per il Papa, “la parola chiave per capire il vostro carisma”.

“Il diacono è – per così dire – il custode del servizio nella Chiesa: ogni parola deve essere ben misurata, voi siete i custodi del servizio nella Chiesa”: “Il servizio alla Parola, il servizio all’altare, il servizio ai poveri. E la vostra missione, la sua forza e il suo contributo consistono in questo: nel ricordare a tutti noi che la fede, nelle sue diverse espressioni – la liturgia comunitaria, la preghiera personale, le diverse forme di carità – e nei suoi vari stati di vita – laicale, clericale, familiare – possiede un’essenziale dimensione di servizio. Il servizio a Dio e ai fratelli. E quanta strada c’è da fare in questo senso!”. “Voi non siete mezzi preti e mezzi laici – questo sarebbe ‘funzionalizzare’ il diaconato –, siete sacramento del servizio a Dio e ai fratelli, e da questa parola servizio viene tutto lo sviluppo del vostro lavoro, della vostra vocazione, del vostro essere nella Chiesa”, ha detto il Papa rivolgendosi direttamente ai diaconi presenti: “Una vocazione che come tutte le vocazioni non è solamente individuale, ma vissuta all’interno della famiglia e con la famiglia; all’interno del Popolo di Dio e con il Popolo di Dio”. In sintesi: “Non c’è servizio all’altare, non c’è liturgia che non si apra al servizio dei poveri, e non c’è servizio dei poveri che non conduca alla liturgia; non c’è vocazione ecclesiale che non sia familiare. Questo ci aiuta a rivalutare il d come vocazione ecclesiale”.

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