Sud Sudan: il vescovo Tombe (Caritas), “situazione catastrofica”

“E’ una situazione catastrofica: bisogna riportare la pace nel Paese ed agire subito prima che sia troppo tardi”: lo dice in una intervista al Sir monsignor Erkolano Lodu Tombe, vescovo di Yei e presidente di Caritas Sud Sudan. “Non c’è cibo e non c’è pace e la gente soffre – racconta -. La situazione è molto brutta, non c’è stabilità. C’è una terribile crisi economica, la gente è affamata, non solo nelle zone degli scontri. Anche nelle città non circola denaro, i prezzi dei prodotti al mercato sono altissimi e la popolazione non può permettersi di comprare cibo. Non ci sono medicine, la gente si ammala. I bambini non possono andare a scuola perché i genitori non possono pagare gli studi”. Nelle zone colpite dalla guerra “la gente è impaurita ed è costretta a fuggire. Ci sono gruppi che attaccano anche i civili, danno fuoco ai villaggi, uccidono le persone nelle proprie case. Moltissimi si sono rifugiati in Uganda, Congo, Sudan e Etiopia. Altri sono sfollati vicino alle città, come a Juba”. Il governo ha dichiarato la carestia in Sud Sudan due settimane fa “ma è già troppo tardi – denuncia il vescovo Tombe -. Doveva agire prima, non ora che la situazione è peggiorata. Ci vorrà tempo per raccogliere i fondi necessari, prendere le decisioni politiche. La gente rischia di morire prima che arrivino gli aiuti effettivi: cibo, medicine, acqua potabile”. La sua diocesi, Yei, è una tra le più colpite dagli scontri, con più di 100.000 persone intrappolate in città: “Da luglio scorso sono ricominciati all’improvviso i combattimenti e la gente ha cominciato a fuggire e a riversarsi nelle città. A  Yei le strade sono chiuse: le persone non possono uscire e non possono ricevere aiuti, se non per via area. Anche fuori città la gente sta soffrendo molto”. Come Chiesa, dice, “cerchiamo di stare accanto alla gente con i nostri sacerdoti, le suore. Ma se non si agisce in tempi brevi diventerà sempre più catastrofica perché la guerra non si ferma”.

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