Società: mons. Galantino, “su fattore famiglia non molleremo mai”. “Evitare scorciatoie su fine vita”

Roma, 23 marzo 2017: Mons. Nunzio Galantino tiene la conferenza stampa finale del Consiglio Episcopale Permanente (Siciliani-Gennari/SIR)

“Chi ha sentito parlare la Chiesa, sa che non ha mai smesso di insistere su questo”. Monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, ha risposto in questi termini a una domanda sul “fattore famiglia”, durante la conferenza stampa di presentazione del comunicato finale del Consiglio permanente dei vescovi italiani. “Non molleremo mai – ha assicurato ai giornalisti – finché non si riscopra la centralità della famiglia per la società e per la società contemporanea, finché non si capisca che la famiglia – quella formata da madre, padre e figli – non è un fatto di Chiesa, ma di società, perché quando si disgrega, si comincia ad adottare un tipo di soluzione che va in una direzione che tante volte con chiarezza abbiamo stigmatizzato e che non ci trova assolutamente d’accordo”. Citando le proposte avanzate dal Forum delle famiglie, che raccoglie oltre 60 associazioni, al governo, Galantino ha precisato: “Non si tratta di andare a gridare sotto i balconi: ci sono cifre precise, che dimostrano come solo ripartendo dalla famiglia possiamo ritrovare l’orgoglio di dirci una nazione civile”. Menzionando un recente articolo in prima pagina di un giornale nazionale, che raccontava come le mamme di Bolzano siano le uniche a fare figli, il segretario generale della Cei ha fatto notare che “il fattore famiglia non è solo una questione di bonus, ma di politiche  familiari” che invertano il trend della denatalità: “L’agenda politica non può metterla ai margini – ha ammonito il vescovo – perché tutto ritorna lì, e se continuiamo a ignorarlo o a delegittimare la famiglia, non andiamo da nessuna parte”.

Quanto al fine vita, “è un tema che i vescovi seguono con molta attenzione non da oggi”, ha ricordato Galantino menzionando, oltre all’Osservatorio giuridico, anche il “tavolo permanente” istituito dalla Cei con il Forum delle famiglie, il Movimento per la vita, Scienza & Vita, i medici cattolici e altre associazioni. “C’è un’esigenza relativa ai soggetti coinvolti”, ha detto il vescovo a proposito del ddl attualmente in discussione: “Chiediamo con chiarezza che venga messa in evidenza l’importanza della relazione paziente-medico-familiari”. Non si può, inoltre, tralasciare “il rispetto, la vicinanza e l’accompagnamento di chi si trova in queste condizioni”. “Evitare scorciatoie” è, in sintesi, la richiesta della Cei, un imperativo che “implica un impegno sul piano culturale ed educativo”, anzitutto diffondendo le “buone pratiche” di “persone che si trovano nelle stesse condizioni di altre – che rispetto, pur non condividendole – ma che adottano soluzioni diverse. C’è bisogno che la gente sappia che c’è anche dell’altro”. Per Galantino, infine, “non è possibile che in Italia su cure palliative e terapia del dolore non si investa ancora tanto”. Nel ddl sul fine vita, in particolare, per la Chiesa italiana “bisogna evitare e superare l’assolutizzazione del principio di autodeterminazione e rispettare l’autonomia in scienza e coscienza del  medico”, come chiede “per fortuna” anche l’Ordine dei medici, “colpito” dai risvolti del dispositivo di legge.

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