Cei: Consiglio permanente, “una società che accetta l’eutanasia si condanna al suicidio”

“In un contesto che assolutizza il principio di autodeterminazione, chi sostiene il rispetto della vita rischia paradossalmente di non venire compreso o di essere considerato come incapace di rispetto per l’altro; ma una società che accettasse di essere coinvolta nella volontà eutanasica di alcuno, condannerebbe se stessa al suicidio”. È quanto scrivono i vescovi, nel comunicato finale del Consiglio permanente della Cei, svoltosi a Roma nei giorni scorsi. I presuli esprimono, in particolare, “preoccupazione per la deriva antropologica, che impregna la cultura del Continente”, e condividono “la necessità di approntare una riflessione che muova dall’esperienza umana per riuscire a proporre a tutti il messaggio di vita di cui la Chiesa è portatrice”. Quello auspicato dalla Cei è “un approccio laico, non confessionale, attento a sviluppare un’antropologia integrale, che valorizzi alcuni punti essenziali: la natura relazionale della persona, la cui libertà ‘chiama’ all’incontro; la sua unicità, che non diventa però mai possibilità incondizionata di disporre di sé; la fragilità intrinseca dell’uomo, destinata a rivelarsi la condizione che interpella prossimità, cura, condivisione dei momenti della malattia come di quelli della festa”. Su questa via, la Chiesa italiana “avverte la possibilità di accompagnare alla responsabilità della testimonianza personale una chiara opera educativa e missionaria, che aiuti la gente a non subire passivamente la cultura dominante”.

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