Abusi su minori: Sullivan (Australia), “Chiesa si concentri su questo cancro da estirpare”

“In Australia siamo appena passati attraverso il duro scrutinio della Commissione governativa, dove la Chiesa è stata chiamata a confrontarsi con gli abusi sessuali perpetrati al suo interno. Una Chiesa che ha un problema; occorre concentrarsi su questo un cancro che deve estirpare”. È appassionato e senza sconti l’intervento di Francis Sullivan, ceo della Truth Justice and Healing Commission (Australia) che coordina la risposta della Chiesa cattolica alla Commissione d’inchiesta istituita dal governo federale nel 2013, secondo la quale il 7% dei preti cattolici australiani è stato accusato di abusi nell’arco di sessant’anni (tra il 1950 e il 2010), ma senza che la Chiesa abbia realmente cercato di affrontare ed estirpare il fenomeno. Parlando al seminario sulla protezione di minori in corso all’Università Gregoriana, Sullivan ammonisce: “Come dice il Papa dobbiamo concentrarci anzitutto sulla riforma del cuore. Le decisioni prese in passato dai nostri responsabili di insabbiare quanto avvenuto hanno spezzato i cuore di noi cattolici”. Ora il “marchio” e la “missione” della Chiesa nella scuola e nell’assistenza sociale e sanitaria “rischiano di essere danneggiati. Le persone che lavorano nelle scuole e negli ospedali cattolici si sentono imbarazzate e scoraggiate. Occorre riguadagnare la fiducia della gente confrontandosi con il danno, fare attenzione che la voce delle vittime non sia soffocate dalla ‘potenza’ della Chiesa. Possiamo aiutarle solo se abbiamo le mani pulite”.

Uno dei momenti peggiori, ricorda, “è stato quando abbiamo reso noti i dati sui supposti casi: 650 negli anni 1970 (età media 12 anni per i maschietti, 11 per le bambine); nel 2010 ci sono state 25 denunce, si vede che l’attività di formazione e prevenzione ha funzionato anche se il problema non è risolto”. Per questo, conclude, “abbiamo nominato una società di controllo sull’operato dei vescovi per verificare come il vescovo garantisca che tutto ciò che accade nella sua diocesi sia in linea con gli standard stabiliti per la protezione dell’infanzia e renda pubblici i suoi controlli. Non possiamo riacquistare credibilità se non siamo seri e rigorosi”.

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