Abusi su minori: Suárez (Messico), “la sfida è soprattutto culturale”

In Messico “la protezione integrale dei minori ha il suo fondamento nella Convenzione sui diritti del fanciullo, ratificata dal Paese nel 1990, che riconosce bambini e bambine come soggetti di diritto”. A parlare è Mónica Yerena Suárez, (Messico), portando la testimonianza delle scuole cattoliche mariste del Paese al seminario in corso all’Università Gregoriana sugli abusi sui minori. Ogni anno, spiega, “nel Paese si registrano 600mila aggressioni sessuali; 4 vittime su 10 sono bambini o adolescenti con meno di 15 anni; la sfida come scuola cattolica è trasformarsi in luogo di ascolto di questi bambini e rafforzare la famiglia dal momento che nel 60% dei casi il responsabile è un familiare”. Per Suárez, in Messico “occorre modificare il codice penale statale e quello federale: alcuni codici consentono ancora al responsabile di abusi, se si sposa con la vittima, di non essere perseguibile”. La Chiesa, da parte sua, “deve indagare, offrire giustizia e riparazione totale alle vittime di abusi, prevenire l’abuso al suo interno e educare e sensibilizzare la società per mettere fine ai tabù e all’accettazione sociale della violenza sessuale”. Purtroppo “manca un coordinamento di tutti gli enti che hanno a che fare con l’infanzia: scuola, salute, casa, e troppo alto è l’indice di impunità dei responsabili degli abusi”. “È stata avviata – afferma – una grande sinergia tra ambito civile ed ecclesiastico, è stato creato un programma di protezione integrale, ma la sfida è soprattutto culturale. Non bastano sanzioni o interventi, dobbiamo attaccare le radici del problema, l’abuso di potere, la disuguaglianza uomo–donna; occorre combattere il livello di impunità, la mancanza di certezza della pena e l’idea che non è possibile cambiare le cose, e tutelare i diritti dei bambini”.

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