Migrazioni: mons. Perego (Migrantes), serve un’“integrazione graduale e progressiva”

foto SIR/Marco Calvarese

“Nelle migrazioni e nella mobilità, ogni nuovo incontro con persone non può che chiedere integrazione”. È la convinzione espressa da mons. Gian Carlo Perego, direttore generale della Fondazione Migrantes, intervenendo questa mattina all’incontro annuale dei responsabili della pastorale dei migranti delle grandi città europee in corso a Roma. “La consapevolezza dell’integrazione – ha spiegato – intesa come una relazione nuova e continua, biunivoca, con le persone che arrivano da diversi Paesi e vivono nella città, come condizione per promuovere l’unità e la parità tra gli individui e tra le nazioni, nella ricerca intelligente di ciò che gli uomini hanno in comune e che aiuta a promuovere i legami d’amicizia caratterizza l’esperienza della nostra fede”. Per mons. Perego, l’integrazione dev’essere “graduale e progressiva, nel rispetto dell’identità di chi si incontra”. Si tratta – ha aggiunto – di “un cammino che chiede non solo il superamento delle paure, ma anche una pedagogia che insista specialmente sui bambini e sui ragazzi, figli degli immigrati”. A loro “non si chiede, naturalmente, che rinuncino ai tratti civili e morali di cui anche l’esperienza religiosa è caratterizzata, ma lo sforzo di una conoscenza e di un incontro con l’esperienza cristiana del Paese e delle comunità ospitanti”. L’integrazione “con gli occhi della fede” – per il direttore generale di Migrantes – diventa “un segno dell’amore di Dio che passa attraverso la sua Chiesa”. “L’integrazione parte ‘dal basso’ – ha rilevato Perego – per questo abbiamo valorizzato soprattutto la realtà parrocchiale e l’associazionismo” ed “è naturale chiederci se le strutture pastorali attuali – la parrocchia in primis – siano capaci di offrire risposte puntuali al nuovo scenario che si presenta ai nostri occhi”.

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