Catechesi: mons. Monari (Commissione Cei), “riflessione alla luce della strategia pastorale globale di Papa Francesco”

Interrogarsi e riflettere sull’impatto dell’esortazione di Papa Francesco “Evangelii gaudium” sul progetto catechistico della Chiesa italiana. A margine dei lavori del Consiglio episcopale permanente, monsignor Luciano Monari, vescovo di Brescia e presidente della Commissione per la dottrina della fede, l’annuncio e la catechesi, spiega al Sir le motivazioni e gli obiettivi del seminario di studi “Evangelii gaudium: annuncio e catechesi” che la stessa Commissione promuove il 22 e 23 marzo a Roma. L’incontro, afferma, “nasce semplicemente dal ‘documento programmatico’ del Papa, che contiene una strategia pastorale globale che riguarda tutta la vita della Chiesa e, per certi aspetti, con sottolineature nuove e intenzionalità più sviluppate rispetto a quello cui eravamo abituati”. Nella due giorni, anticipa, “ci chiederemo che cosa comporta il confronto del nostro progetto catechistico con le proposte di Papa Francesco; che cosa l’Evangelii gaudium ci chiede di cambiare, togliere, aggiungere, registrare”. Il riferimento al progetto catechistico riguarda il documento “Incontriamo Gesù – Orientamenti per l’annuncio e la catechesi in Italia”, elaborato nel 2014 dalla Commissione episcopale per la dottrina della fede l’annuncio e la catechesi, allora guidata da monsignor Marcello Semeraro, e sancito dal voto della 66a Assemblea generale della Cei (Roma, 19-22 maggio 2014).

Secondo mons. Monari, occorre chiedersi quale impatto abbia la “visione globale della pastorale di Evangelii gaudium su questo progetto, in particolare all’interno della prospettiva sulla quale insiste Francesco fin dall’inizio del suo pontificato: quella della Chiesa in uscita, che non è uno slogan ma un modo di percepire la vocazione della Chiesa nella storia e nel mondo, una Chiesa che esiste non per se stessa, per essere un luogo gradevole di esperienza della vita umana, bensì per trasformare il mondo in tutte le sue dimensioni nella prospettiva del regno di Dio”. “Questo è un cambiamento di accento, e dal punto di vista catechistico qualche cosa deve comportare, perché nel momento in cui parliamo di Gesù Cristo e della Chiesa l’ottica non è semplicemente spiegare chi è Cristo e che cosa è la Chiesa ma, piuttosto, che cosa cambia nell’esistenza della storia e del mondo la presenza di un Cristo incarnatosi e di una comunità ecclesiale che viene dall’evento di Gesù ma tende alla trasformazione del mondo, vicina alla vita concreta delle persone”. “La fede – conclude Monari – vuole essere un progetto globale, non un semplice settore dell’esperienza dell’uomo accanto ad altri. L’ottica della fede vorrebbe animare tutto; occorre allora comprendere quale sia il suo reale impatto su tutti gli ambiti della vita: economico, politico, sociale, familiare”.

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