Società: Morresi (Avvenire), “se libertà e amore si fanno contratto”

Alle paradossali promesse del “Mondo Nuovo” che le manipolazioni e gli abusi sulla vita umana proposti a getto continuo dalla cronaca stanno lanciando in pasto a un’opinione pubblica disorientata e scossa è dedicato l’editoriale di Assuntina Morresi che “Avvenire” pubblica oggi. È un mondo, scrive la scienziata e bioeticista, “dove la mamma può anche non esserci, e si può dire che un bambino è figlio dei due uomini che lo hanno ‘commissionato’; un mondo dove ci si può far uccidere quando la vita diventa insopportabile, o, in alternativa, si può lasciar scritto di lasciarci pure morire di fame e di sete se, una volta malati o comunque inabili, non riusciamo più nutrirci da soli e a comunicare”. L’incalzare di fatti anche drammatici degli ultimi giorni ha però fatto perdere di vista che “in Italia non ci sono leggi approvate dai nostri rappresentanti in Parlamento che consentano l’utero in affitto, il suicidio assistito o l’eutanasia, anzi, al contrario, le nostre leggi vietano tutto questo”. E proprio per questo la spinta per ottenerle si fa pressante, fino a far credere che talune regole siano già in vigore quando invece il legislatore si è pronunciato in un’altra direzione: “Anche il matrimonio fra persone dello stesso sesso non è legge – spiega Morresi – perché non è uscito trionfante dalla porta principale del Paese (il Parlamento), eppure sta saltando fuori dalla finestra, con le peggiori interpretazioni possibili della legge sbagliata sulle unioni civili e una piccola e insistente serie di sentenze che puntano a rendere del tutto matrimoniale – anche nel senso di genitoriale – la convivenza tra persone dello stesso sesso”.

Lo scenario culturale che contribuiscono a formare i fatti e la loro narrazione esprime quello che Morresi definisce “lo zeitgeist, lo spirito del tempo”, ovvero “una fortissima pressione culturale e mediatica, capillare, pervasiva e a tratti persino minacciosa, che lascia poco spazio al confronto e al dissenso”. Un panorama che “non nasce dalle esigenze e dal sentire della gente, ma dalle élite e dai circoli di pensiero e di potere anche economico che dominano per la debolezza della politica, e che emergono soprattutto nella comunicazione e in certa magistratura”. Ma siamo sicuri – si chiede l’editoriale – che questo Nuovo Mondo nel quale vita e morte sono estratti a forza dalla loro fisionomia naturale per diventare “contratto” è quello che vogliamo?

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