Pontificie Accademie: “porre fine alla povertà costerebbe meno dell’1% della somma delle entrate dei Paesi più ricchi del mondo”

“Le persone più ricche del mondo, che rappresentano il 19% della popolazione consumano più della metà delle risorse mondiali”. A ricordarlo sono la Pontificia Accademia delle Scienze e la Pontificia Accademia delle Scienze sociali, nella dichiarazione finale del seminario sull’estinzione biologica, svoltosi in questi giorni in Vaticano. “Il reddito pro capite degli 1.4 miliardi di ricchi è all’incirca di 41.000 $; al contrario, il miliardo di persone più povere, in particolare nell’Africa Sub-Sahariana, ha un reddito medio di 3.500 $”, ricordano gli organismi della Santa Sede: “I ricchi sono quindi maggiormente responsabili dell’aumento del riscaldamento globale e di conseguenza della diminuzione della biodiversità. I più poveri che non beneficiano dell’uso di combustibili fossili sono indirettamente responsabili della deforestazione e di una parte della distruzione della biodiversità, visto che le loro azioni si svolgono all’interno di un sistema economico mondiale basato sulle necessità dei più ricchi, i quali hanno in assoluto i maggiori livelli di consumo senza pagare le esternalità che potrebbero permettere di preservare la biodiversità”.  Di qui la necessità di “un’azione umana positiva per lo sviluppo sostenibile della biodiversità”, partendo dalla “redistribuzione della ricchezza” come “condizione imprescindibile”, perché “ovunque in tutto il mondo gli alti livelli di consumi hanno un impatto nel degradare il funzionamento della terra e nel distruggere la biodiversità”. “Porre fine alla povertà costerebbe circa 175 miliardi ossia meno dell’1% della somma delle entrate dei Paesi più ricchi del mondo – si legge nella dichiarazione – ed è uno dei principali modi per proteggere il nostro ambiente e salvare la maggiore biodiversità possibile per il futuro”. Un obiettivo, questo, che “può essere realizzato regione per regione”.

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