Irlanda: il Nord al voto, con un occhio a Londra (Brexit) e l’altro a Dublino

Il ritorno della violenza in Nord Irlanda, dove le armi tacciono dall’accordo del 1998, tra i cattolici (che vorrebbero questa parte dell’isola riunito alla Repubblica d’Irlanda) e i protestanti (fedelissimi alla corona britannica). Questo potrebbe essere il risultato di lungo termine delle elezioni che si svolgono oggi nel Paese. Si vota fino alle 22 e anche se i risultati delle urne sembrano scontati perché rifletteranno la divisione dell’elettorato in parti quasi uguali tra il partito cattolico dello “Sinn Fein” e quello protestante “Democratic Unionist Party”, è probabile che un accordo tra i due non venga raggiunto. Colpa del Brexit che ha fatto aleggiare lo spettro di un ritorno del confine tra nord Irlanda e il resto della Repubblica irlandese non voluto dalla maggioranza della popolazione che, al referendum dello scorso 23 giugno, aveva votato per rimanere nell’Unione europea con una maggioranza del 56%. La Ue ha garantito in questi anni la pace facendo scomparire la frontiera tra le “due Irlanda”, unite anche da legami economici. Le liti tra i due partiti sul versante opposto di questo conflitto sono ricominciate lo scorso gennaio quando si è dimesso Martin McGuinness vicepremier del governo nordirlandese e leader dello Sinn Fein che vede nell’incertezza politica l’opportunità per chiedere un referendum per l’unificazione dell’isola. Del tema hanno discusso anche Enda Kenny, premier della Repubblica d’Irlanda, e il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani, che si sono incontrati nel pomeriggio a Bruxelles.

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