20 anni legge Turco-Napolitano: mons. Perego (Migrantes), “realizzare la gestione dell’immigrazione a partire dal nostro territorio”

La gestione dell’immigrazione può essere realizzata “soltanto a partire dal nostro territorio, da un incontro fra domanda e offerta di lavoro, da un incontro che nasce da una legalità di presenza, che è il permesso di soggiorno per ricerca di lavoro, che già il Consiglio d’Europa ha consigliato in alcune direttive. Fare in modo che il nostro territorio, la nostra città, riesca sempre di più a costruire un discorso di accoglienza, di formazione e di tutela della legalità da subito, che è la vera garanzia sociale”. Lo ha detto oggi mons. Gian Carlo Perego, direttore generale della Fondazione Migrantes, intervenuto al Senato all’incontro sul tema “A 20 anni dalla prima legge quadro sull’immigrazione. L’attualità di una riforma per governare l’immigrazione”.

E ancora la facilitazione per le conversioni dei permessi di soggiorno da richiedente asilo a lavoratore, da studente a lavoratore, il lavoro comune di Uffici della Questura e uffici di mediazione sociale per permettere, dal momento in cui una persona migrante riceve un titolo di soggiorno, “un accompagnamento a tutele sociali e sanitarie che costituiscano una sicurezza per tutti”; una legislazione che favorisca il ricongiungimento familiare, “in fedeltà al dettato costituzionale di tutela della famiglia e del matrimonio, per un percorso di genitorialità fondamentale, oltre che garanzia di sicurezza sociale” e, al tempo stesso, una legge che favorisca “una nuova storia di tutela e di affido familiare per adolescenti minori non accompagnati, sempre più numerosi”. E poi forme di accesso alla cittadinanza che “amplino lo ius soli, ma soprattutto strumenti di esercizio della cittadinanza, riconosciute (come il servizio civile), ma ancora da riconoscere , come il diritto di voto amministrativo, già presente nel primo schema della legge Turco-Napolitano, all’art. 38, poi stralciato, per un dubbio di legittimità costituzionale”.
“La vita, la storia, la cultura del mondo, soprattutto di molti Paesi poveri, che si incontra con la vita sempre più debole, la storia, la cultura del nostro Paese e dell’Europa devono trovare – ha concluso il direttore di Migrantes – una legge che aiuti un cammino intelligente di incontro, di scambio, di cittadinanza attiva. Solo così si eviterà che la ‘rabbia dei paesi poveri’ – come scriveva 50 anni fa nell’enciclica Populorum progressio Paolo VI – si scagli contro di noi e innesti nuovi conflitti sociali e politici, che possono indebolire la democrazia e un cammino culturale, economico e sociale rinnovato nel nostro Paese”.

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