Mediterraneo: Comunità di Sant’Egidio, a Livorno si parla dell'”approccio italiano all’accoglienza”

A Medì, in corso da ieri a Livorno, su iniziativa della Comunità di Sant’Egidio, Giovanni Salvi, procuratore generale della Repubblica della Corte d’Appello di Roma, è intervenuto sul tema “Una questione di civiltà. L’Italia, le città, il Mediterraneo”. Dal 2012 al 2015 è stato a capo della Procura di Catania coordinando importanti inchieste e occupandosi del reato dell’immigrazione clandestina. “Quasi 100mila persone arrivarono nel distretto di Catania. Sei migranti morirono sulle spiagge di Catania. La città rispose con la sua umanità. Nonostante i problemi economici, la popolazione decise di seppellirli nel proprio cimitero facendo nascere così un luogo della memoria”, ha ricordato. I piccoli pescherecci catanesi “facevano salire i migranti sulle proprie barche per salvarli”. Questa vicenda è espressiva dell’approccio italiano all’accoglienza: salvataggi in mare contrastando le politiche della paura. “Non bastano le narrazioni – ha osservato Salvi – ma serve una politica chiara e coraggiosa”.

A 100 anni dagli accordi Sykes-Picot che di fatto disegnarono il Medio Oriente come lo abbiamo conosciuto finora, Andrea Riccardi, storico e fondatore della Comunità di Sant’Egidio ha osservato come in questi ultimi anni emerge una sfida all’ordine globale. I Balcani degli anni ’90 avevano lo stesso valore multiculturale del Medio Oriente attuale. Con l’accordo Sykes-Picot dalle spoglie della periferia ottomana nacque il Medio Oriente. Venne esclusa la Turchia. Il governo Erdogan ha fatto occupare una parte della Siria, segno attuale della volontà della Turchia di essere presente. Si deve registrare la difficoltà nel ritessere la geometria dei vincitori della Prima guerra mondiale, in una terra di grande complessità. “Le frontiere dell’accordo Sykes-Picot sono ormai un mito – spiega Ahmad Beydoun, Sociologo e scrittore, docente presso l’Istituto di scienze sociali dell’Università libanese -. Derivano da una difesa tripartita. L’Europa cercava di capire come dividersi il malato ottomano. È stata una tappa superata. Aveva un carattere coloniale e imperialista. È una storia importante ma quelle frontiere sono superate e hanno solo valore storico”.

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