Beatificazione Josef Mayr-Nusser: padre Calloni (postulatore), “la sua adesione al Vangelo non può scendere a dei compromessi”

“Nel caso di Josef Mayr-Nusser non abbiamo davanti un persecutore, che con la spada taglia testa, fa scorrere il sangue: quando pensiamo ad un martire siamo un po’ abituati a pensare a questo”. Questo è stato il nodo da superare durante la causa di beatificazione del martire bolzanino. Lo rivela il postulatore della causa romana, padre Carlo Calloni, ai lettori del settimanale diocesano “Il Segno”. “Josef Mayr-Nusser muore il 24 febbraio 1945 su un vagone bestiame che lo sta portando verso il campo di concentramento di Dachau – ricorda p. Calloni -. Chiarissima è la sua adesione alla morte anche per Cristo, la sua adesione al Vangelo; ma è stato un poco faticoso dimostrare che nella sua vicenda c’era un persecutore, in carne e ossa e questo persecutore era questo momento storico particolare, questo regime. È stato interessante, ma anche faticoso, far vedere come anche senza lo scorrere del sangue Josef Mayr-Nusser abbia dato la vita per Cristo e per il Vangelo”. Per comprendere tutto questo, fondamentali sono state le lettere scritte da Mayr-Nusser alla moglie Hildegard. “Sicuramente le lettere alla moglie, nell’ultimo periodo della sua vita sono illuminanti – commenta p. Calloni -. Perché lui chiama la stessa Hildegard, la moglie, a riconoscere ciò che lui sta facendo, questo modo di comportarsi coerente al Vangelo è la difesa di tutti quei valori che loro insieme hanno vissuto. E quindi Josef Mayr-Nusser diventa veramente un uomo di una statura cristallina e limpida in questo, la sua adesione al Vangelo non può scendere a dei compromessi”.

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