Sud Sudan: i medici del Cuamm, “gli sfollati si rifugiano su isole nelle paludi, senza cibo e aiuti”

In seguito alla dichiarazione ufficiale di “fame” nello Stato di Unity, in Sud Sudan, un team di Medici con l’Africa Cuamm è partito in direzione delle zone colpite per rispondere alle esigenze delle persone affamate, sfollate e in fuga dagli scontri che continuano nella zona. Secondo le agenzie delle Nazioni Unite, 100.000 persone stanno morendo di fame e 1,5 milioni sono a rischio, per una carestia causata dall’uomo, dal persistere degli scontri e dall’instabilità interna. “Arrivati a Nyal, una piccola cittadina nel cuore dello stato di Unity, sotto il controllo delle forze antigovernative – raccontano Giovanni Putoto e Giovanni Dall’Oglio, medici del Cuamm -, ci si aspettava di trovare lo scenario tipico delle grandi emergenze. Invece, anche se a pochi chilometri è in corso un conflitto armato e si sentono gli echi lontani degli elicotteri che lanciano derrate alimentari, tutto è stranamente tranquillo”. È padre Fernandos, comboniano del Messico, a indirizzarli: “Cercate gli sfollati nelle paludi, nelle isole”. “Dopo un’ora di viaggio passando da un reticolo all’altro di sentieri acquatici, arriviamo all’isola di Niat – ricordano i due medici -. Finalmente incontriamo le prime famiglie di sfollati. Una è costituita da 15 persone, in gran parte donne, bambini e due signore anziane, di cui una cieca; pochissimi uomini. Ci spiegano che sono scappati un mese fa da Kock e Adok, aree dove infuriano gli scontri. Non si fidano di tornare, né di trasferirsi nei villaggi posti lungo le strade, perché considerati insicuri. Le paludi sono il loro rifugio, il luogo che per secoli ha offerto riparo e protezione in situazione di pericolo. Ma la vita qui è durissima”.

Il poco cibo derivato dalla pesca è sempre insufficiente, non si coltiva, non ci sono scuole, né centri sanitari. Non c’è rete telefonica, né elettricità. L’unico mezzo di trasporto è la canoa. “Di isole come Niat ce ne sono a centinaia – spiegano -, come migliaia sono le persone e le famiglie nascoste nelle paludi lungo le rive del Nilo che attendono aiuto e sollievo. Una sfida enorme da affrontare. Non ci tireremo indietro: assistenza nutrizionale e sanitaria e trasporto dei malati gravi saranno le attività principali. Solo spingendoci fin qui sarà possibile raggiungere l’ultimo miglio, dove c’è più bisogno del nostro aiuto”. L’intervento del Cuamm, precisa il direttre don Dante Carraro, “sarà concentrato nell’area di Panyijar e vuole raggiungere la popolazione sfollata dalle contee di Leer, Mayendit e Koch, oltre che le persone che già vivevano nella paludi lungo il Nilo, portando assistenza nutrizionale, assistenza sanitaria di base, vaccinazioni e trasporto dei casi gravi nei centri sanitari limitrofi. C’è bisogno di tutto: cibi speciali per mamme e bambini malnutriti, farmaci, vaccini e fornitura alimentare per tutta la popolazione”.

 

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