Aldo Moro: Formigoni (storico), lo statista “aveva colto i segnali di una crisi incombente della vicenda politica italiana”

“A ormai quasi quarant’anni di distanza, la tragedia di Moro non ha finito di far discutere. L’impressione di una verità monca e parziale incombe sui fatti. E quindi non permette di trovare una pacificazione della memoria”. È quanto afferma Guido Formigoni, docente di Storia contemporanea all’Università Iulm di Milano, autore della recente biografia “Aldo Moro: lo statista e il suo dramma”. Lo statista di origine pugliese fu rapito dalle Brigate Rosse il 16 marzo 1978 e ucciso dai terroristi, dopo 55 giorni di prigionia, il 9 maggio seguente. Nel rapimento, in via Fani, persero la vita i cinque agenti di scorta. Formigoni spiega come la tragedia di Moro abbia segnato uno spartiacque sia nella lotta al terrorismo sia nella storia politica italiana. Lo storico aggiunge: “Lo statista pugliese aveva colto acutamente i segnali di una crisi incombente della vicenda politica democratica italiana. Moro viveva drammaticamente la difficoltà di ricomporre queste dinamiche in un quadro riformatore, in quella che aveva delineato come ‘terza fase’, con un dialogo con il Partito comunista italiano che non intendeva costituire accordi di governo, ma certo un processo di legittimazione reciproca che desse spazio a un nuovo circuito di integrazione democratica della società italiana”.

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