Enti ecclesiastici: Crupi (Casa Sollievo della Sofferenza), “la crisi ci ha imposto il cambiamento senza dimenticare i carismi”

“Ringrazio per quest’opera anche a nome del fondatore”. Con questa battuta, Domenico Crupi, vice presidente e direttore generale “Casa Sollievo della Sofferenza” ha commentato il libro “L’Amministrazione dei beni degli enti ecclesiastici tra carisma e servizio”, presentato oggi nella sede di Radio Vaticana. “L’ospedale di Padre Pio – ha proseguito – ha 3000 dipendenti, risponde alle necessità dirette di 4mila utenti ed è un centro di ricerca che ha al momento importantissime sperimentazioni. Negli ultimi anni ha virato ad ascoltare e sentire i più deboli, occupandosi di malattie rare con strategie precise”. “Con la crisi – ha ricordato il vice presidente della struttura sanitaria pugliese – ci siamo posti l’obiettivo della sostenibilità economica, intesa come la possibilità di garantire in una prospettiva di lungo periodo il diritto del malato e delle persone occupate”.

“Leggendo i testi dei nostri pontefici la linea era chiara – ha aggiunto -, ma tutti portavano a un denominatore comune che è riscoprire i valori comuni. Si trattava di ritornare alle origini in modo partecipato e non come oggetto di convegni. E poi coniugare lo sviluppo tumultuoso della medicina con la nostra missione caratterizzata dalla carità, la tutela delle persone più deboli e la carità. Dovevamo anche trovare qualcosa che desse senso alla economia gestionale della struttura che da tre anni raggiunge un suo equilibrio economico senza sacrificare ma anzi sviluppando i servizi”. La prima mossa è stata “quella di far partecipare gli operatori. I carismi infatti possono influenzare i comportamenti e il fondatore diceva di portare l’amore al letto degli ammalati. Aldilà della parole commoventi, i sanitari hanno questa indicazione. Poi abbiamo cambiato i processi di controllo della leadership, creato un progetto triennale con obiettivi conosciuti e condivisi da tutti”. Non solo: “Abbiamo organizzato la formazione con la guida della Pontificia Università della Santa Croce per i nostri quadri e vorremmo – ha concluso – che alla fine del percorso la Casa sia una comunità stabile di persone che si dedicano a Cristo nella figura del malato”.

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