Bolivia: i vescovi contro il progetto di riforma del Codice penale che legalizza l’aborto

La Segreteria generale della Conferenza episcopale boliviana critica il progetto di legge che riforma il Codice penale del Paese, attualmente in corso di discussione all’Assemblea legislativa plurinazionale. Il provvedimento prevede, tra l’altro, che l’aborto possa essere giustificato nelle prime otto settimane di gestazione, nel caso non ci siano risorse per il mantenimento del figlio, nel caso la madre sia una studentessa o in qualsiasi momento quando sussista il rischio per la vita della madre, per prevenire un rischio presente o futuro per la salute integrale della madre, in caso di malformazioni fetali, di gravidanza causata da violenza o incesto, quando la madre sia bambina o adolescente. Inoltre, la proposta di legge modifica radicalmente il sistema penale stabilendo che la povertà è ragione di impunità per delitti come l’infanticidio o l’eutanasia, “come se l’essere povero fosse una giustificazione per violare qualsiasi legge”.

L’episcopato boliviano rivolge un appello ai legislatori e a tutta la società per “difendere il diritto alla vita, che si vede seriamente minacciato con questa proposta di riforma”, e “partecipare attivamente al dibattito pubblico su tale iniziativa”. La vita, si legge nella nota, “è un dono di Dio e nessuno può disporre di essa in alcuna circostanza”. Questo progetto “introduce una colonizzazione ideologica straniera che scarta i bambini e le bambine che nascono in situazione di fragilità e accetta la triste violenza dell’aborto come una supposta strada per dare soluzione a problemi sociali ed economici”. Come Chiesa, proseguono i vescovi, “non possiamo accettare questi presupposti. Lo Stato ha l’obbligo di realizzare politiche pubbliche orientate a migliorare la vita delle persone e politiche di sostegno alla donna incinta, oltre che di prevenzione alla violenza”. Si fa notare, inoltre, che il progetto di legge va contro la Costituzione, che stabilisce il diritto alla vita, e contro il Codice civile, che riconosce tale diritto fin dal concepimento. Perciò, “la Chiesa boliviana fa eco alle parole pronunciate da Papa Francesco nel discorso ai movimenti sociali, quando esortava a proteggere e custodire i più vulnerabili, ed esorta ad operare per la vita e la dignità di tutti, specialmente dei più poveri”.

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