Agromafie: un prodotto importato su cinque arriva da situazioni di sfruttamento e illegalità

Quasi un prodotto agroalimentare su cinque tra quelli importati in Italia proviene da situazioni in cui non vengono rispettare le norme vigenti nel nostro Paese in materia di tutela dei lavoratori. Lo rivela il Rapporto Agromafie 2017 di Coldiretti ed Eurispes, presentato oggi a Roma. Il Rapporto cita a titolo di esempio i casi del riso asiatico, dell’ortofutta sudamericana e africana, delle conserve di pomodoro cinesi. Queste ultime rappresentano un problema molto rilevante, se si tiene conto che sono aumentate del 43% e con circa 100 milioni di chili sono pari al 10% del prodotto nazionale fresco equivalente. E la Cina è stata al centro delle critiche internazionali per i “laogai”, campi agricoli lager che secondo molti osservatori indipendenti sarebbero ancora attivi nonostante l’annunciata chiusura.
Drammatica in molti Paesi è la piaga del lavoro agricolo minorile, che in base alle stime dell’Ilo (Organizzazione internazionale del lavoro) coinvolge nel mondo circa 100 milioni di bambini. Il Rapporto denuncia come tutto questo avvenga nell’indifferenza delle istituzioni nazionali ed europee che, anzi, spesso alimentano di fatto il commercio dei frutti dello sfruttamento con agevolazioni e accordi privilegiati che avvantaggiano soltanto le grandi multinazionali. Oltre alla questione dello sfruttamento, c’è anche il problema dell’impiego intensivo di prodotti chimici e di trattamenti non conformi alle norme sulla tutela della salute dei consumatori che sono invece in vigore nel nostro Paese e nell’Unione.

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