Sostentamento clero: mons. Galantino, la Chiesa non è distinta “tra alcuni che fanno e comandano e altri che usano dei servizi e li pagano”

“Superare l’idea di una Chiesa distinta tra alcuni che fanno e comandano e altri che usano dei servizi da questi prestati e ne pagano il pedaggio”. È l’invito rivolgo da monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, ai partecipanti al Convegno degli Istituti diocesani per il sostentamento del clero, in corso a Roma fino al 15 marzo. “Non possiamo negare che spesso abbiamo pensato – o forse continuiamo ancora a pensare – che si possa evangelizzare tenendo separate, anche se inconsapevolmente, la parola e la testimonianza, o peggio ancora che si possa evangelizzare misurando l’efficacia dell’evangelizzazione in termini di influenza socio-politica o di assolutizzazione dell’attività amministrativa”, il monito del vescovo, che ha sintetizzato il ruolo degli Idsc con tre parole d’ordine: “solidarietà, corresponsabilità e trasparenza”. “Siamo passati da un sistema di sostegno del clero incentrato sul singolo beneficio e che non prevedeva alcuna forma di collegamento, di compensazione o solidarietà tra le tante e frammentate realtà ecclesiali, a un sistema che promuove la fondamentale uguaglianza di trattamento fra i sacerdoti italiani attraverso adeguate forme di solidarietà e partecipazione”, ha ricordato Galantino, sottolineando che “tale solidarietà oggi trova espressione nella pronta disponibilità dei singoli Istituti diocesani a dare il loro generoso apporto all’Istituto centrale a favore di tutti i sacerdoti inseriti nel sistema, superando possibili tentazioni individualistiche”. Quanto alle offerte fiscalmente deducibili per il sostentamento dei sacerdoti, il segretario generale ha fatto notare che “diminuiscono progressivamente sia la somma complessiva raccolta, sia il numero delle offerte sia il loro valore medio”, segno della “difficoltà a condividere i valori di perequazione e di solidarietà tra tutti i sacerdoti he vivono e operano in Italia e le relative comunità di appartenenza”. Altro rischio è quello dell'”assuefazione”, che “tende a spostare l’asse portante del sistema verso l’otto per mille”.

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