Guatemala: Lutte (Mojoca-bambini di strada), 40 ragazze morte nell’incendio “è crimine di Stato”

“Ci troviamo di fronte ad un crimine di Stato. In Guatemala non c’è una politica per l’infanzia e l’adolescenza, non ci sono le risorse”: lo denuncia Gérard Lutte, ex docente universitario di psicologia dell’età evolutiva all’Università La Sapienza, fondatore del Mojoca (Movimiento jovenes de la calle), storica realtà che da oltre 20 anni aiuta i bambini di strada a Città del Guatemala con metodi pedagogici innovativi. Lutte e i suoi collaboratori sono scossi dal tragico incendio nella casa di accoglienza statale “Hogar seguro” (“Focolare sicuro”), a 22 km da Città del Guatemala, che ha visto la morte, finora, di 40 bambine e adolescenti. Nei giorni precedenti le ragazze avevano protestato per la violenza e gli abusi subiti nello stesso centro, alcune di loro erano state rinchiuse in un dormitorio, dove pare sia stato appiccato il fuoco per protesta. “Stiamo vivendo giorni di tristezza, di collera, di ribellione – dice -. L’emozione e la collera sono particolarmente intense nel Mojoca perché lavoriamo con gli stessi bambini. Madeline Hernandez, 12 anni, è morta bruciata viva. Jackeline, 14 anni, si è salvata perché è fuggita in tempo”. “Molte denunce – racconta Lutte – erano state presentate dai genitori dei bambini per maltrattamenti, violenze, abusi sessuali, stupri, incitazione alla prostituzione e si temono fatti ancora più orribili, come tratta di minori, adozioni illegali e assassinii”. In Guatemala, tra i Paesi più poveri e pericolosi al mondo, dopo 36 anni di guerra civile con 200mila morti per mano dell’esercito, l’infanzia paga un prezzo enorme in termini di violenza e degrado sociale. “Il dipartimento per il ‘Benessere sociale’, che dipende direttamente dal presidente della Repubblica, non ha dato seguito a vari ordini di tribunali di minorenni”, ricorda Lutte, che punta il dito contro l’indifferenza e la disonestà dello Stato.

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