Dat: Gigli (Mpv), non siano “strumento per aggirare il ‘no’ delle leggi italiane ad eutanasia e suicidio assistito”

“Accogliamo con soddisfazione l’invito di monsignor Paglia a cercare un accordo ampio e condiviso in materia di Dat. Mentre va sempre rispettata la volontà del malato nell’accesso alle cure, il consenso informato e le Dat – accertato che siano sottoscritti da persone consapevoli e informate – non possono essere lo strumento con cui aggirare il deciso ‘no’ delle leggi italiane ad eutanasia e suicidio assistito e per violentare la doverosa autonomia scientifica e deontologica del terapeuta, come ha ribadito il presidente della Pontificia Accademia per la Vita”. Lo afferma il deputato Gian Luigi Gigli (gruppo parlamentare ‘Democrazia solidale-Centro democratico’), presidente del del Movimento per la vita italiano (Mpv). “Dunque – sottolinea Gigli – un ‘sì’ convinto alla sedazione del dolore e alle cure palliative. Un forte ‘no’ invece, sia all’ostinazione terapeutica che all’abbandono terapeutico. In assenza di una condizione terminale, la sospensione dei sostegni vitali in persone in condizioni di stabile disabilità al fine di accelerarne la morte si configurerebbe come una scelta suicidaria da parte dell’interessato o come una decisione di tipo eutanasico presa da chi legalmente lo rappresenta”. Per Gigli,” le strutture del servizio sanitario non possono diventare il luogo per il suicidio assistito e per l’eutanasia dei disabili. L’intervento di mons. Paglia forse rivela anche la preoccupazione della Chiesa, se la legge passasse nel suo attuale testo, per una possibile imposizione di pratiche non condivise anche agli ospedali cattolici”.

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