Clochard arso vivo: p. Rattoballi (Palermo), “la sua vicenda grida il bisogno di dignità e di attenzione ai più poveri”

“La morte di Marcello è la conseguenza estrema della povertà. È arrivato a diventare clochard perché non aveva più un lavoro. La sua vicenda grida il bisogno di dignità e di attenzione ai più poveri”. Lo dice al Sir padre Cesare Rattoballi, parroco nella chiesa dell’Annunciazione del Signore di Palermo, che ha celebrato i funerali di Marcello Cimino, il clochard 45enne bruciato vivo nella notte tra venerdì e sabato nella missione San Francesco. “Palermo è una tra le città italiane che ha il numero più alto di clochard, 2.500 dicevano le statistiche di questi giorni – aggiunge il parroco -. A Marcello era stato proibito di raccogliere il ferro vecchio perché non aveva la licenza. È giusto, ma nessuno si è chiesto come avrebbe dovuto sfamare la sua famiglia. Sappiamo solo creare divieti e non sappiamo creare lavoro”. P. Rattoballi descrive l’immagine di una città “ridotta alla fame” ma in cui c’è tanta solidarietà. “La Caritas diocesana fa tanto per i più bisognosi, anche grazie alle mense per i poveri. La nostra parrocchia mediamente spende 10mila euro in alimenti per 610 famiglie. Ma non basta”.

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