Caritas Italiana: domani il Dossier sui giovani siriani “Come fiori tra le macerie. Giovani e ragazzi che restano”. Il 53,3% ha subito abusi e torture

“Come fiori tra le macerie. Giovani e ragazzi che restano”. È il titolo del dossier con dati e testimonianze, con un focus su “quel che resta della Siria”, o meglio “chi resta in Siria”, che sarà presentato domani da Caritas Italiana (The Church Palace, in via Aurelia 481) alla presenza del vescovo caldeo di Aleppo e presidente di Caritas Siria, monsignor Antoine Audo. Nel dossier è contenuto uno studio realizzato da Caritas Siria e Caritas Italiana, in collaborazione con Avsi, Engim, Vis e il Patriarcato Armeno, tra gennaio e febbraio 2017, intervistando un campione di 132 giovani operatori impegnati a loro volta con giovani: insegnanti, animatori, educatori, catechisti. Il 50% risulta di età compresa tra 18 e 25 anni, il 38% tra i 26 e i 34. Un campione rappresentativo di circa 3.000 giovani, appartenenti a diverse religioni e contesti. La stragrande maggioranza degli intervistati, il 91,3%, dichiara che i giovani vivono in povertà, in famiglie con seri problemi economici. Una delle principali cause della povertà è ovviamente la mancanza di lavoro: ben l’84,5% degli intervistati dichiara che i giovani vivono in famiglie con forti problemi di disoccupazione. A questo si aggiungono altri drammi molto gravi, legati direttamente alla guerra: famiglie divise dal conflitto, famiglie con vedove o orfani e altissimo risulta essere anche la percezione di “disordini post traumatici da stress”: il 70,6% degli intervistati lo riporta tra le problematiche abbastanza o estremamente frequenti tra i nuclei familiari siriani. Inoltre il 53,3% degli intervistati segnala di aver subito torture o abusi. Dallo studio emerge anche una fotografia di giovani che, nonostante la guerra, cercano di vivere una vita il più normale possibile, al pari di molti loro coetanei. Il loro impegno si concretizza, soprattutto, in attività sociali in favore dei giovani che coinvolgono il 64,4% degli intervistati (in gran parte volontari), mentre il 30,3% è impegnato in attività di “orientamento e consapevolizzazione dei giovani”. Anche le attività legate all’animazione ed educazione religiosa, che vedono impegnati il 55,3% degli educatori, raccontano una generazione che non rinuncia ai propri valori, alle tradizioni e alla spiritualità. Nonostante le problematiche dovute al conflitto, non mancano attività di “promozione della pace e della nonviolenza”, che vedono coinvolto il 13,6% degli intervistati.

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