Maternità surrogata: Andreatta (“Vita Trentina”), “coppia gay trentina in Canada per aggirare la legge italiana”

“È evidente che la coppia gay trentina si è rivolta alla costosa pratica di fecondazione assistita in Canada per ‘aggirare’ i divieti della legge italiana. In particolare due ‘paletti’, che godono per ora anche di un maggioritario consenso nell’opinione pubblica: il no alla maternità surrogata e il no all’adozione da parte di coppie omosessuali”. È quanto scrive Diego Andreatta, direttore di “Vita Trentina”, poche settimane dopo il pronunciamento con cui la Corte di Appello di Trento ha riconosciuto il legame genitoriale di due “papà” omosessuali con due gemelli ottenuti in Canada tramite maternità surrogata. Riferendosi al “caso Trento”, “destinato ad essere citato (purtroppo) a lungo, come gancio provvisorio in attesa che il Parlamento arrivi a normare in modo compiuto casistiche impensabili fino a poco tempo fa”, Andreatta sottolinea che “non è ancora definitiva, efficace, quell’ordinanza” e che “sarà certamente impugnata e ci sono buone ragioni anche tecniche per ritenere che la Cassazione possa accogliere i motivi del ricorso”. C’è un problema procedurale, rispetto al quale il direttore domanda: “Un atto emesso secondo regole di un ordinamento straniero deve sempre essere ‘importato’ necessariamente in uno Stato in cui le regole sono diverse?”. Ma soprattutto ci sono i “paletti” del no a maternità surrogata e alle adozioni gay. L’arcivescovo Lauro Tisi – sottolinea Andreatta – ha confermato “le profonde ‘ragioni’ non solo cristiane che rendono inaccettabile ‘l’utero in affitto’” parlando di “umiliazione della donna”. Inoltre, sottolinea il direttore, “il permesso di adozione ad una coppia dello stesso sesso non è previsto e ammesso per ora dalla legislazione italiana, e non certo per volontà di discriminazione verso le persone omosessuali”. E conclude, citando il magistrato Giuseppe Anzani che, su Avvenire, ha parlato di come “la produzione programmata di un bambino per desiderio di adulti che non possono generare, come accade nella maternità surrogata, col contratto che strappa il figlio alla madre al parto e lo consegna ai committenti” è una “violenza atroce contro la donna e la maternità. In Italia è delitto”.

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