Ue: Libro bianco Juncker, documento per il futuro della “casa comune”. Strumento “inventato” da Jacques Delors

Jacques Delors, presidente della Commissione europea dal 1985 al 1995

(Bruxelles) Il Libro bianco sul futuro dell’Unione europea, che viene presentato oggi a Bruxelles dal presidente della Commissione Jean-Claude Juncker, si inserisce in un fitto elenco di libri bianchi, il primo dei quali risalente al 1985: si tratta di documenti che contengono proposte di azione comunitaria in un settore specifico, come li definisce il diritto comunitario. “Lo scopo dei libri bianchi è di avviare una discussione con il pubblico, le parti interessate, il Parlamento europeo e il Consiglio allo scopo di facilitare il consenso politico”. Il primo Libro bianco della Commissione è del 1985 e riguarda il completamento del mercato interno. Il promotore era stato l’allora presidente della Commissione, Jacques Delors. Ma il più noto Libro bianco è certamente quello del 1993, steso dalla Commissione Delors e approvato dal Consiglio europeo del 5 dicembre, dal titolo “Growth, Competitiveness, Employment – The challenges and ways forward into the 21st century” (Crescita, competitività, occupazione Le sfide e le vie da percorrere per entrare nel XXI secolo). Nella Premessa si legge: “Questo Libro bianco intende alimentare la riflessione e aiutare a prendere decisioni – decentrate, nazionali o comunitarie – che ci permettano di gettare le basi di uno sviluppo ‘sostenibile’, di lunga durata, delle economie europee, mettendole in grado di far fronte alla concorrenza internazionale e creando al tempo stesso i milioni di posti di lavoro necessari”.
L’Ue – che aveva assunto la nuova denominazione grazie al Trattato di Maastricht – stava riflettendo sul proprio rafforzamento interno, anche in prospettiva del grande allargamento a est dopo la caduta del Muro di Berlino. “È nostra convinzione, infatti, che le economie europee abbiano un avvenire. Se si considerano – prosegue il testo – le basi classiche della prosperità e della competitività, l’Europa conserva buone possibilità. L’importanza del suo capitale non materiale ossia culturale (istruzione, qualifiche, attitudine all’innovazione, tradizioni industriali), la disponibilità di un cospicuo capitale finanziario e di istituzioni bancarie molto efficienti, la solidità del suo modello di società e i pregi della concertazione sociale, sono carte preziose che essa deve saper sfruttare”. Fra i libri bianchi più recenti figurano quello sull’adattamento ai cambiamenti climatici, del 2009, l’agenda sulle pensioni e i sistemi previdenziali (2011), e quello sul controllo più efficace delle concentrazioni nell’Ue, datato 2014.

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