Riarmo Usa: Simoncelli (Archivio Disarmo), “motivi di business ed egemonia”

Gli annunci di Donald Trump di voler aumentare di 54 miliardi in un anno le spese militari “è tipico della linea politica repubblicana che abbiamo conosciuto con le amministrazioni Reagan e Bush”, sia “per motivi di grande business”, sia per dimostrare di “essere una potenza egemone. Bisogna vedere se i suoi propositi si tradurranno in atti concreti”. È il parere espresso al Sir da Maurizio Simoncelli, vicepresidente dell’Istituto di ricerche internazionali Archivio Disarmo. Secondo i dati riferiti al 2015 gli Stati Uniti – ricorda Simoncelli – sono già il Paese con le spese militari più alte del mondo, il 36%, seguiti da Cina (13%), Arabia Saudita (5,2%), Russia (4%) e dagli altri 165 Paesi che si dividono il restante 19%.  Gli Usa possiedono 7.000 testate nucleari (di cui 70 dislocate in Italia), la Russia 7290, la Cina 200/300 e altre centinaia di testate di altri Paesi (tra cui Pakistan, India). “La corsa agli armamenti, l’aumento del commercio di armi, i tanti conflitti nel mondo, i dislivelli economici tra mondo ricco e povero non sono certo segnali rassicuranti”, afferma. “Le super-armi, come dimostra la storia, non hanno mai garantito la sicurezza – spiega -. Semmai dipende dagli accordi tra Paesi di natura politica ed economica”. Riguardo ai rischi di un conseguente riarmo della Russia secondo l’esperto “non possiamo più vivere con l’eredità del pensiero della guerra fredda, perché la situazione storica non è la stessa: allora c’era la percezione della minaccia dell’invasione dell’Europa adesso lo scenario è diverso”. Inoltre, precisa, “quando si parla di migliaia di testate nucleari non bisogna guardare al numero ma al vettore” (missili sottomarini, bombe trasportati da aerei, ecc.) “e alla potenza della testata, con una serie di elementi da considerare”.

 

 

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