Riarmo Usa: don Sacco (Pax Christi), “scandalizzati, indignati e preoccupati”

“Scandalizzati, indignati e preoccupati per questa realtà angosciante e il rischio di ripetersi di scenari da guerra fredda”: questa la reazione di don Renato Sacco, coordinatore nazionale di Pax Christi Italia, di fronte all’annuncio del presidente degli Usa Donald Trump di voler aumentare le spese militari di 54 miliardi di dollari in un anno. “La spesa militare in molti Paesi è già molto alta – afferma al Sir -. Solo in Italia si spendono 23 miliardi di euro l’anno, circa 64 milioni al mese. Il rischio di una escalation con la Russia ci riporta indietro di anni”. Secondo don Sacco “è indiscutibile che le lobby delle armi negli Usa abbiano un potere molto forte e possano aver indotto Trump a questa decisione” ma il presidente “è anche abile a cavalcare l’opinione pubblica, offrendo una illusione di sicurezza quando, al contrario, rischia di aumentare l’insicurezza globale, perché si vedrà sempre più l’altro come un nemico”. Queste decisioni, puntualizza, “coinvolgeranno anche l’Italia: avendo sul nostro territorio le basi americane del Muos e di Sigonella in Sicilia e 70 testate nucleari americane a Ghedi ed Aviano, non possiamo far finta di essere dei semplici osservatori”. Don Sacco chiede alla comunità cattolica “un sussulto di indignazione”, anche riguardo all’Italia, che “fa rientrare le spese militari nell’aumento del Pil quasi con indifferenza, accettando che si studi a tavolino come aumentare la morte delle persone, riaprendo la questione con la Russia e accettando di mettere le sorti del mondo nelle mani di pochi che vanno a combattere le guerre in casa d’altri”. Il coordinatore di Pax Christi ricorda inoltre che il 27 marzo le Nazioni Unite dovrebbero tornare a discutere sul progetto di abolizione delle armi nucleari – “contro il quale l’Italia ha votato contro” -, mentre Papa Francesco “continua a chiedere che la nonviolenza sia l’unica via da seguire”. Anche nel documento del 1976 “La Santa Sede e il disarmo generale” si dice che “la corsa agli armamenti… è un’aggressione che si fa crimine: gli armamenti, anche se non messi in opera, con il loro alto costo uccidono i poveri, facendoli morire di fame”.

 

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