Quaresima: mons. Pennisi (Monreale), “una vita sobria apre alla solidarietà verso chi soffre”

“La Quaresima è il momento favorevole per celebrare e sperimentare, a partire dall’ascolto della Parola di Dio, l’amore del Padre misericordioso, che ci accoglie come figli, ci perdona e ci invita a vivere la fraternità universale, realizzando una sincera e profonda conversione personale e comunitaria”. Lo scrive l’arcivescovo di Monreale, mons. Michele Pennisi, nel messaggio alla diocesi per la Quaresima. “La vita cristiana esige una lotta quotidiana contro il male, nella certezza della vittoria di Cristo Risorto sul peccato e sulla morte”, osserva l’arcivescovo, ricordando che “tra le ‘armi’ suggerite ci sono il digiuno, la preghiera, e l’elemosina”. “Il digiuno non è una pratica salutista ma un segno di penitenza che ci fa partecipi della lotta di Cristo contro la tentazione di diventare schiavi del denaro, del potere oppressivo, del piacere sfrenato, della violenza cieca e delle molteplici forme di dipendenza, quali la mafia con le piaghe cancrenose dell’usura e del pizzo, la droga, il gioco d’azzardo, l’alcol, l’uso esagerato dei social network”, prosegue Pennisi, secondo cui “una vita sobria apre alla solidarietà verso coloro che soffrono a causa di fame, povertà, ingiustizie, guerre e ogni violenza”.

Reduce da una visita in Tanzania, nella diocesi di Iringa dove sono state realizzate opere da parte di comunità e associazioni della diocesi monrealese, Pennisi inviata “a vivere una ‘Quaresima di fraternità’ per contribuire alla realizzazione di opere caritative” segnalate dal vescovo di Iringa, mons. Tarcisius Ngalalekumtwa. In particolare “il completamento di una scuola secondaria per ragazze nel villaggio di Kilòlo, il sostegno alla scuola per cucito nel villaggio di Izazi e un aiuto al dispensario sanitario di Migoli”. Inoltre, aggiunge, l’arcivescovo, “incoraggio tutti i fedeli ad aiutare le famiglie in difficoltà, ad aprirsi all’accoglienza dei profughi, a dare speranza ai nostri giovani, sostenendoli nel trovare un lavoro dignitoso per far crescere la cultura dell’incontro nell’unica famiglia umana”.

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