Morte Fabiano Antoniani: Anzani (Avvenire), “corto circuito del pensiero” nella propaganda mediatica

“Una morte spacciata per libertà”: è il giudizio espresso da Giuseppe Anzani oggi sulla prima pagina di Avvenire, in un editoriale che porta in evidenza le contraffazioni che ci sono state proposte in questi giorni. “La prima falsificata prospettiva – argomenta Anzani – è quella di confondere il sistema giuridico elvetico con l’attività di alcune associazioni private che operano in Svizzera; di confondere il diritto svizzero con i margini permissivi che permettono a queste associazioni di passare immuni da sanzioni penali; di immaginare (o lasciar credere) che il suicidio assistito sia una specie di protocollo sanitario regolato e gestito negli ospedali secondo le regole del servizio pubblico nazionale o cantonale”. Ma non si dice all’opinione pubblica italiana scossa dal caso Fabo che nella Confederazione “l’eutanasia è un delitto, punito dall’art. 114 del Codice penale” ed “è un delitto anche l’istigazione e l’aiuto al suicidio (art. 115)” anche se solo nel caso sia praticata “per motivi egoistici”. Le omissioni nell’informazione su ciò che in Svizzera sarebbe legale, però, non finiscono qui: “È falsa – spiega il giurista – l’immagine che la legge svizzera ‘regoli’ con un determinato protocollo positivo l’esercizio del suicidio assistito in ambito pubblicistico”, e “falsa del pari è l’idea che il suicidio assistito abbia a che fare con il sistema sanitario svizzero”.

In realtà chi esalta le “libertà” rossocrociate dovrebbe spiegare che “chi si occupa di penetrare nella smagliatura dei ‘motivi non egoistici’ sono le associazioni private” – come Dignitas, che ha eseguito le volontà suicidarie del giovane milanese – le quali “procurano il medico perché prescriva la ricetta del barbiturico mortale”, “si occupano della logistica; sono loro che organizzano il percorso, con regole e prassi interne, che conduce alla fine”, e “riscuotono le tariffe”, perché morire in Svizzera “può costare anche 13mila euro. Chi favoleggia la replica nostrana di un sistema come quello al quale ha fatto ricorso Fabo, assistito dai radicali, immagina uno Stato che provvede gratis con le sue strutture sanitarie, perché è questo che ci hanno raccontato. Ma non è così, anche se sotto i colpi della propaganda mediatica viene così spontaneo esigerlo, se si proclama il diritto di morire in quanto ‘titolari della propria vita’ e si postula che altri abbiano dunque il dovere (ma perché?) di aiutare la morte”. A ben vedere, conclude Anzani, un vero “corto circuito del pensiero”.

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