Mercoledì delle Ceneri: mons. Moraglia (Venezia), “chiamati a ricostruire il nostro uomo interiore e le nuove relazioni personali e sociali”

“Le celebrazioni pasquali costituiscono il cuore dell’anno liturgico. Questi sacri giorni, così, ci sono dati per prepararci. Il rischio è giungere dissipati e distratti alle feste pasquali e, così, non celebrare la resurrezione del Signore; in tal modo, per la rilevanza della Pasqua, l’intero anno liturgico ne soffrirebbe”. Lo ha ricordato stasera mons. Francesco Moraglia, patriarca di Venezia, nella Messa del Mercoledì delle Ceneri, celebrata nella basilica cattedrale di San Marco. “La Quaresima – ha osservato – ci viene incontro affinché, di nuovo, si possa entrare in rapporto con Dio attraverso la fede, i sacramenti, la carità fraterna. La Chiesa oggi ci ricorda che siamo creature fragili, che oggi ci siamo e che domani non saremo più; questo è il senso ultimo e il richiamo eloquentissimo contenuti nel rito austero delle Sacre Ceneri”. Ora, ha avvertito il presule – se tutto passa, l’amore di Dio rimane e su di esso – esattamente sul suo perdono – siamo chiamati a ricostruire il nostro uomo interiore e le nuove relazioni personali e sociali”.
Ogni cosa, in questo tempo liturgico, “richiama ed esprime il mistero della morte e risurrezione di Cristo e noi siamo invitati a seguirlo, passo passo, nel cammino dei quaranta giorni. Sì, proprio questi sono i giorni in cui la Chiesa è chiamata a solidarizzare col Signor Gesù e, se vogliamo usare un’espressione cara alla Sacra Scrittura, a ‘far esodo’ con Lui, a salire con Lui a Gerusalemme. Lacerandoci – come ci ha indicato la prima lettura – il cuore e non le vesti”. E “se vogliamo dare concretezza e realismo all’invocazione del salmo responsoriale – “Perdonaci, Signore: abbiamo peccato” – dobbiamo tradurre tutto in gesti affinché le parole non rimangano solo parole”. È necessario, allora, “vivere in modo concreto questi giorni che hanno il loro culmine nella Settimana Santa e, poi, nel Santo Triduo (giovedì, venerdì, sabato santo). Si tratta dei giorni più santi dell’intero anno”.

“Questi quaranta giorni, denominati anche i grandi esercizi spirituali della Chiesa – con i loro riti, le loro pratiche penitenziali, la riscoperta del sacramento della riconciliazione e un rinnovato impegno per una vita più austera ed essenziale -, costituiscono – ha infine ricordato – il comune cammino della Chiesa verso il Signore risorto”.

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