Cooperazione: Junior Officers, l’Italia investe sui giovani

(DIRE-SIR) – La Cooperazione italiana investe sui giovani e quest’anno, addirittura, raddoppia: lo dicono i numeri del programma Junior Professional Officers (Jpo), ideato per favorire l’inserimento dei nostri giovani talenti nelle agenzie e nelle organizzazioni dell’Onu. Per l’edizione 2016-2017, apprende la Dire, saranno finanziate ben 40 posizioni. Un balzo in avanti senza precedenti dopo gli ultimi anni, quando a causa di restrizioni finanziarie non si era potuto andare oltre le 10-15 unità. La premessa è che il sostegno dell’Italia alle Nazioni Unite per l’attuazione dell’Agenda 2030 e il raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile (Sdgs) è significativo, sia dal punto di vista politico che finanziario. Uno strumento di rilievo, in questo contesto, è rappresentato dal Jpo. Sin dai primi anni ’70, il programma permette al nostro Paese di sostenere l’Onu valorizzando il proprio capitale umano: laureati brillanti che prestano servizio per due anni presso il segretariato delle Nazioni Unite, le agenzie specializzate, i fondi e i programmi. Lo scopo del Jpo è duplice. Oltre a favorire le attività di Cooperazione, il programma consente ai giovani professionisti di vivere esperienze che ne favoriscano il reclutamento da parte delle organizzazioni internazionali. Il primo passo per quanti siano interessati è presentare la domanda tramite il portale di Undesa (www.undesa.it), il Dipartimento per gli affari economici e sociali delle Nazioni Unite, che cura la selezione italiana attraverso il suo ufficio a Roma. Le candidature riguardano il programma in generale, non le specifiche posizioni, che sono scelte solo in una fase successiva dal ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale. Il bando viene pubblicato anche sul sito della Farnesina.
I requisiti perché la domanda sia valida sono la cittadinanza italiana, un’ottima conoscenza delle lingue italiana e inglese, il possesso di un titolo di laurea magistrale/specialistica o di una laurea di primo livello seguita da un master universitario. Al momento della presentazione della candidatura, infine, l’età non deve superare i 30 anni (33 per i medici). La selezione è competitiva e meritocratica. Ogni anno le domande sono in media più di 3000, nel 60 per cento dei casi presentate da donne. Tutti i profili sono valutati anche sulla base delle caratteristiche delle specifiche posizioni disponibili. I titoli di studio, la conoscenza delle lingue e le esperienze internazionali, in particolare nei Paesi in via di sviluppo, sono elementi importanti per una candidatura di successo.

(www.dire.it)

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