Aborto: “She decides”, quattro governi europei per interruzione gravidanza in Africa. La denuncia di Fafce

(Bruxelles) I Paesi occidentali “non hanno nemmeno pensato di chiedere agli africani cosa vogliano. Questo è un nuovo colonialismo. È imperialismo culturale, è la dittatura dei donatori ricchi”. Questa la reazione contenuta in un video messaggio di Obianuju Ekeocha, presidente di Culture of Life Africa, alla notizia che il 2 marzo si svolgerà a Bruxelles la conferenza “She decides” (lei decide) organizzata da quattro governi europei (Belgio, Danimarca, Paesi Bassi e Svezia) per raccogliere fondi destinati alle interruzioni di gravidanza nei Paesi in via di sviluppo, dopo che gli Stati Uniti, con la reintroduzione del Mexico City Policy , hanno ridotto drasticamente il finanziamento alle organizzazioni che offrono servizi abortivi all’estero. Anche l’Ue sarà rappresentata alla conferenza del 2 marzo, benché, fa notare in una dichiarazione Maria Hildingsson, segretaria generale della Federazione europea delle associazioni di famiglie cattoliche (Fafce), la cosiddetta salute sessuale e riproduttiva, in cui rientra anche l’aborto, “non sia parte delle competenze dell’Ue”, come definito dalla risoluzione del dicembre 2013. “Ci sono tante voci africane ed europee che chiedono aiuto per migliorare la sicurezza al parto e sostenere la salute materna, ma non per l’aborto: che queste voci siano ascoltate”, ha sottolineato Hildigsson, ricordando anche i due milioni di firme dell’iniziativa “Uno di noi” per chiedere alla Commissione di interrompere i finanziamenti di aiuti che implichino l’aborto.

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