Diocesi: mons. Cavina (Carpi), “vera compassione” non è eutanasia ma “cure palliative”. No a “facili scorciatoie legislative”

“È una falsa compassione quella che priva della volontà di affrontare la sofferenza e di accompagnare chi soffre e porta alla cancellazione della vita per annientare il dolore, stravolgendo, così, lo statuto etico della stessa scienza medica”. Ad affermarlo è monsignor Francesco Cavina, vescovo di Carpi. Con riferimento al dibattito sul ddl in materia di Dichiarazioni anticipate di trattamento, sul quale il cardinale presidente della Cei Angelo Bagnasco aveva espresso nei giorni scorsi la preoccupazione dei vescovi italiani, intervenuto ad un convegno mons. Cavina  ha osservato: “Oggi non si accetta più la condizione di malattia e la stessa morte come una possibilità concreta della vita. Si è caduti nell’equivoco che lo scopo della sanità sia quello di dare più farmaci, più strutture, tralasciando il cuore della cura che sta nel rapporto personale tra chi cura e chi è curato, fatto di accoglienza, ascolto, di rispetto della dignità, di vicinanza, di sostegno”.

Le cure palliative, che leniscono “sofferenze di ordine fisico, psichico, mentale” sono necessarie “soprattutto nella fase terminale della malattia, in cui non è più possibile praticare terapie proporzionate ed efficaci, mentre si impone l’obbligo di evitare ogni forma di ostinazione o accanimento terapeutico”. “L’intuizione delle cure palliative di riportare al centro l’uomo e il suo bisogno di essere amorevolmente accompagnato nella fatica del cammino della vita – ha concluso il presule – può essere uno sprone educativo per tanti campi della medicina moderna in modo che accanto a tecnologie e cure innovative ci possa essere il forte sostegno del rapporto di cura. Mentre chi ha responsabilità politiche è chiamato a rivolgere lo sguardo alle realtà più virtuose dove le cure palliative sono messe in atto e favorirle dove sono carenti piuttosto che rincorrere facili scorciatoie legislative frutto di condizionamenti ideologici”.

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