Giornata mondiale malato: fra Villa (Fatebenefratelli), “non curiamo solo il corpo ma anche lo spirito”

Un messaggio “di grande spiritualità ma anche di grande attualità, perché supera un certo atteggiamento pietista, diffuso anche tra i cattolici”, e “ricorda che gli infermi, i sofferenti, non portano in sé solamente il desiderio di guarire, ‘ma anche quello di vivere cristianamente la propria vita, arrivando a donarla come autentici discepoli missionari di Cristo'”. Così fra Massimo Villa, superiore provinciale della Provincia lombardo-veneta dei Fatebenefratelli, in una riflessione per la XXV Giornata mondiale del malato che si celebra l’11 febbraio commenta il Messaggio di Papa Francesco per la ricorrenza. “Noi non curiamo solo il corpo ma anche lo spirito – afferma fra Villa – e possiamo farlo soltanto se sappiamo relazionarci al malato come ad una persona, che, come ricorda Papa Francesco ‘porta in sé il suo dono da condividere con gli altri'”.

Dignità dell’infermo come persona, e salvezza spirituale e corporale sono “i capisaldi del carisma di questo ordine ospedaliero – sottolinea il superiore provinciale – e lo spirito con cui ci accingiamo ai nostri compiti deve essere quello che ci ispira la Bella Signora di Lourdes. Perché ciò avvenga, dev’essere forte in noi la consapevolezza della dignità del povero o del malato che assistiamo e del fatto che dipende da noi molto più della sua salvezza corporale”. Ecco perché “l’accompagnamento spirituale nella malattia e nella morte costituisce uno dei patrimoni specifici del nostro ordine e delle nostre opere. Ma dobbiamo innanzi tutto crederci fermamente – avverte -, come ci credeva Bernadette, ed allora i malati saranno anche per noi, come per fra Pierluigi Marchesi, i ‘profeti del senso’, che rendono l’Ospitalità un dono per due. Per chi, nel bisogno, afferra la mano che gli tendiamo e per noi, che nei suoi occhi pieni di speranza ricordiamo finalmente chi siamo e perché esistiamo

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