Giappone: beatificato a Osaka il martire Takayama Ukon. Card. Amato, “autentico guerriero di Cristo con la parola e l’esempio”

“Educato all’onore e alla lealtà, fu un autentico guerriero di Cristo, non con le armi di cui era esperto, ma con la parola e l’esempio”. Così ai microfoni di Radio Vaticana il cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, descrive il martire giapponese Justus Takayama Ukon che oggi è stato beatificato a Osaka, in Giappone nel corso di una Messa presieduta dal prefetto. Signore feudale e samurai, vissuto nel XVI secolo, sposato e padre di 5 figli, scelse la via dell’esilio piuttosto che abiurare la fede cristiana. “Aveva colto il messaggio centrale di Gesù, che è la legge della carità. Per questo era misericordioso con i suoi sudditi, aiutava i poveri, dava il sostentamento ai samurai bisognosi. Fondò la confraternita della misericordia. Visitava gli ammalati, era generoso nell’elemosina, portava assieme al padre Dario la bara dei defunti, che non avevano famiglia, e provvedeva a seppellirli. Tutto ciò provocava stupore e desiderio di imitazione”.

Le persecuzioni iniziarono nel 1587 quando lo shogun Hideyoschi ordina l’espulsione dei missionari. Ukon e suo padre rinunciano agli onori, scegliendo la povertà. Vennero poi le crocifissioni, infine nel 1614, quando lo shogun Tokugawa bandì definitivamente il cristianesimo, Ukon per non abiurare va in esilio nelle Filippine assieme a 300 cristiani. Morirà circa 40 giorni dopo il suo arrivo. “La fedeltà al Signore Gesù – dice Amato – era così fortemente radicata nel suo cuore, da confortarlo nella persecuzione, nell’esilio, nell’abbandono. La perdita della sua posizione di privilegio e la riduzione a una vita povera e di nascondimento non lo rattristarono, ma lo resero sereno e perfino gioioso perché si manteneva fedele alle promesse del Battesimo”.

 

 

 

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