Diocesi: mons. Renzo (Mileto), “interroghiamoci sulla ‘Chiesa che siamo’ per costruire la ‘Chiesa che vogliamo’”

“La Chiesa che siamo, la Chiesa che vogliamo”. Il tema dell’Assemblea annuale della diocesi di Mileto–Nicotera–Tropea, che si è svolta ieri, prepara il Sinodo diocesano. “Vorremo interrogarci per capire meglio la ‘Chiesa che siamo’ con le sue zone di ombra, ma soprattutto con le sue luci, per lasciarci illuminare sui percorsi ecclesiali da intraprendere al fine di costruire con un impegno deciso e condiviso da tutti la ‘Chiesa che vogliamo’, in coerenza con le sollecitazioni che ripetutamente ci sta rivolgendo Papa Francesco soprattutto con la esortazione apostolica Evangelii gaudium”, ha detto nel suo saluto il vescovo, mons. Luigi Renzo nella cattedrale miletese. Per l’occasione, è stato consegnato alla diocesi un questionario per l’indagine preliminare in vista dell’Instrumentum laboris (“una prima pista di partenza per avviarci in questo ‘camminare insieme’ come Chiesa in stile sinodale”, ha spiegato il presule). Diverse le tappe di preparazione al Sinodo diocesano, a partire dalle assemblee pre-sinodali parrocchiali e zonali sul questionario. La diocesi di Mileto sarà impegnata nel Sinodo fino al 25 ottobre 2020. “Il Sinodo diocesano, a cui guardiamo con attesa e fiducia, vorrà aiutarci a maturare insieme il ‘cammino comune’, con obiettivi comuni e senza tentennamenti o riserve di sorta”, le parole del vescovo miletese.

“Il contesto umano e sociale in cui viviamo, particolarmente problematico e immerso nella ‘cultura del provvisorio’ e del ‘frammento’ – ha affermato mons. Renzo – , caratterizzato da una preoccupante ‘apostasia silenziosa’, ci porta a essere schiavi delle cose di questo mondo, chiusi sotto una cappa irrespirabile, in cui Dio o resta fuori, o risulta essere insignificante nelle nostre scelte concrete”. “Viviamo – ha aggiunto il presule – in una società, in cui le regole dell’economia e della finanza hanno sostituito quelle della morale, mettendo in serio pericolo la stessa convivenza civile”. Ma “se tutto questo costituisce un rischio per la nostra fede ridotta all’insignificanza”, per mons. Renzo “può altresì trasformarsi per tutti noi in una sfida e in una spinta a recuperare la forza di una fede profetica, che prende linfa dall’acqua viva che Gesù è venuta a portarci: siamo qui per interrogarci e lasciarci interrogare dal mondo di oggi”.

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