Morte dj Fabo in Svizzera: Maltoni (palliativista), “la vulnerabilità influisce sui desideri di fine vita”

“Numerosi studi dimostrano che la vulnerabilità influisce sui desideri di fine vita, come pure lo stato psicologico, e le condizioni circostanti” – spiega su “Avvenire” Marco Maltoni, direttore Unità cure palliative Ausl Romagna-Sede Forlì – “Bisogna che chi è in situazioni estreme non sia lasciato solo, che possa intravvedere, sentire nella quotidianità che un cammino personale di significato è sempre possibile”. Maltoni nel suo editoriale parte dall’esperienza della sofferenza, che è “individuale”, perché “non ci si può immedesimare fino in fondo nella sofferenza di un’altra persona” e “globale”, perché “investe tutte le dimensioni di cui è fatto l’uomo: le dimensioni fisica, psicologica, sociale, spirituale”. Per questo la sofferenza “merita rispetto” e “di non essere strumentalizzata, né in un senso, né in un altro”, ma rappresenta “il grande mistero che accompagna l’esistenza e toglie la sordina alla profonda domanda di significato, al ‘perché?'”. E allora la persona sofferente deve “potere incontrare” la possibilità di verificare “una ipotesi che stia di fronte a quel ‘perché?'”. Come, suggerisce il palliativista, “l’ipotesi di una relazione di cura”, ovvero quella relazione particolare “in cui qualcuno dipende e qualcun altro offre tempo e capacità”. Partendo da un’altra ipotesi: “che è possibile assistere, ed è possibile essere assistiti. Un’inguaribilità che non significa incurabilità”. In hospice, racconta Maltoni, “tanti momenti e occasioni “gridano, urlano, il desiderio di un ‘per sempre’: matrimoni e battesimi, celebrati in hospice”, come anche occasioni “più minute: la musica, il bagno assistito, l’attenzione al particolare, la barba e i capelli, il massaggio, il tocco, la spugnatura, la lettura, l’ascolto, la parola”. Ma, commenta, perché malati e famigliari possano essere parte di questa relazione, è necessario “che gli hospice siano diffusi, che le migliori cure palliative siano disponibili in reti complete” e “che le risorse economiche destinate all’intervento socio-sanitario nel nostro Paese privilegino l’attenzione di sistema alla fragilità, alla vulnerabilità, alla disabilità”. E conclude: “bisogna che chi è in situazioni estreme non sia lasciato solo, che possa intravvedere, sentire nella quotidianità che un cammino personale di significato è sempre possibile”.

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