Diario di Marco Pedde: “la vita è bella e acquista un senso anche nella malattia”

“La vita è bella e acquista un senso anche nella malattia, se doni te stesso agli altri, a un figlio, a un fratello, a un amico. Se sei riconoscente per quello che hai e non rimugini su ciò che ti manca”. Lo afferma, nella seconda “puntata” della rubrica “Scrivere con gli occhi” realizzata dal Sir in collaborazione con “L’Ortobene”, il settimanale della diocesi di Nuoro, il titolare della rubrica stessa, Marco Pedde. Barista, classe 1968, da sette anni malato di Sla, Marco è immobilizzato a letto e scrive, appunto, con gli occhi, grazie a un programma di videoscrittura. “La vita è bella”, il titolo della sua riflessione odierna. Parole forti e di particolare eco mentre risuona la notizia della morte, avvenuta poco fa in Svizzera, di dj Fabo, cieco e tetraplegico da tre anni in seguito ad un incidente automobilistico, che ha scelto di ricorrere al suicidio assistito. Marco testimonia che pur tra gravi difficoltà e sofferenze, in qualsiasi condizione la vita è preziosa e meritevole di essere vissuta, ha un suo valore e dignità che nessuna disabilità le può sottrarre. Marco prende spunto (e titolo) dall’omonimo capolavoro di Roberto Benigni, frase apparentemente semplice, per molti addirittura quasi banale”, che “per me rappresenta l’essenza della nostra esistenza”. Lasciando l’ospedale dopo il ricovero seguito alla diagnosi di Sla, racconta, “quel giorno ho iniziato la mia seconda esistenza”. Non sono mancati momenti di malinconia e notti “passate con le lacrime agli occhi”, ma “la mia personalità non ha subito metamorfosi”. Di qui la conclusione con le parole di un grandissimo scienziato, Stephen Hawking, malato di Sla: “Abbiamo una sola vita per apprezzare il grande disegno dell’universo, e io di questa vita sono estremamente grato”.

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