Fine vita: Lora Aprile (Simg), “l’integrazione delle cure è un sogno e rischia di rimanere tale”

“L’integrazione delle cure è un sogno e rischia di rimanere tale. Sembra semplice mettere insieme medici e strutture per rispondere a bisogni dei malati condividendo procedure e livelli di organizzazione, ma non è sufficiente o, almeno, è solo l’inizio”. Lo sostiene Pierangelo Lora Aprile, responsabile dell’Area cure palliative della Società italiana di medicina generale e delle cure primarie (Simg), al convegno sul fine vita in corso al Policlinico Gemelli di Roma. Per Lora Aprile “vi è infatti un ‘confondimento’ sui termini bisogno e prendersi carico”, e non aiuta l’esistenza nel nostro sistema sanitario nazionale di “21 sistemi regionali al cui interno ci sono altri ‘sottosistemi’”. L’integrazione, spiega, “ha bisogno di una definizione di bisogno e di strumenti che permettano di identificarlo e di dare risposte, ma il bisogno, soprattutto man mano che si avvicina al fine vita, diventa soggettivo”. “Spuntano indicatori che non sono più clinici”, sottolinea il medico offrendo un esempio pratico: “Il soddisfacimento del bisogno. Integrazione vuol dire che se il medico di famiglia registra i desideri del paziente, ad esempio su dove andare a morire, la valutazione del loro rispetto diventerà un indicatore di valore”. “Rispondere alla domanda di senso – conclude – è il bisogno del bisogno”.  Per Adriana Turriziani, dirigente medico responsabile dell’Unità operativa semplice assistenziale di cure palliative del Policlinico Gemelli, la parola chiave è “sollievo” all’interno di una rete che “mette al centro il paziente”.

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