Fine vita: Gensabella (filosofa), da “ricomprensione finitudine e morte” trarre “orientamenti etici per la nostra esistenza”

“Occorre ripensare e ricomprendere la morte sapendo che un giorno capiterà anche a noi. Da questa riflessione sulla nostra finitudine occorrerebbe trarre un orientamento etico che potrebbe guidare la nostra vita”. Ne è convinta Marianna Gensabella, ordinario di filosofia morale dell’Università degli studi di Messina e membro del Comitato nazionale per la bioetica, intervenuta questo pomeriggio al convegno sul fine vita in corso al Policlinico Gemelli di Roma. Gensabelle traccia le tappe del percorso verso la fine dell’esistenza. Le ultime sono “perdonare, perdonarsi, accettare la perdita di tutto ciò che siamo stati e trovare in questa perdita un’occasione di liberazione, imparare a lasciar andare e, infine, imparare a sperare”. Italo Penco, presidente della Società italiana di cure palliative, sottolinea l’importanza dei “bisogni spirituali” del paziente che, “in ogni momento della sua malattia deve avere come riferimento un punto di cura adatto alle esigenze di quel momento”.

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